VAROUS ARTISTS - A Tribute to Burzum

Antichrist Magazine
Se per caso dovreste guardare la copertina di questo tributo ad un’iconica figura del black metal e non solo, la lascereste sullo scaffale ma cadreste in errore. Mai giudicare un libro dalla copertina come dice un saggio proverbio di una volta, perché qui la sostanza è tanta ed è di puro underground. Un tributo che potremmo dire sentito; una sorta di omaggio di alcune band estreme provenienti dall’Europa e non solo che celebrano alla loro maniera il caro vecchio Varg Vikernes. Solo uno che è stato isolato dal mondo fino ad ora o sia vissuto in ibernazione per cinquant’anni non saprebbe manco chi fosse; questo controverso e per certi versi affascinante personaggio che ha inciso dischi diventate pietre miliari nella storia del metal estremo. Il nostro al di là delle gesta criminose che lo hanno macchiato, e la sua volontaria, recente voglia di estraniarsi dal mondo musicale; ha segnato veramente un’epoca. Questo tributo potremmo vederlo sottoforma di una devozione del conte come musicista, uno dei padrini della seconda ondata del black metal; basta sentire la versione degli olandesi Yaotzin del capolavoro “Hvis lyset tar oss”, selvaggia, nerissima, così fedele all’originale; ma volutamente;un brano che non perde un grammo della malignità originaria. Gli americani Aetranok danno una versione sporca, maligna e fredda come se lo spirito del nostro aleggiasse sulla loro versione di “A lost forgotten sad spirit”, con uno screaming gracchiante e chitarre dal taglio zanzaroso e norvegese. La sempiterna “Dunkelheit” suonata dalla band tedesco/norvegese Dynasty of darkness acquista ancora più magniloquenza nera e severità con un mid tempo con uno screaming quasi sussurrato e una chitarra pulita e synth; il brano “Han som reiste” reinterpretato dagli ucraini Colotyphus invece acquista atmosfera grazie a un tappeto di synth per poi indurirsi con patterns di batteria lenti, doom e riffing pesantissimi. Ciliegina sulla torta, la versione per piano solo di ”Ea,lord of the depths” da parte di Katarina Gubanova; una versione quasi “da camera” che la rende un classico. Insomma, un bel tributo con versioni molto sentite di composizioni che sono parte del patrimonio di tutti quelli che amano un certo modo d’intendere il metal estremo, nero, underground e senza compromessi; da avere. Voto:7.5 

Matteo”thrasher80”Mapelli