OPERA IX - The Gospel

Dusktone
Se i Selvans, i Malauriu, i Frentrum, gli Orcrist, gli Heretical e altri ancora sono le legioni della via italiana del black metal; le colonne portanti del movimento nero e maligno, fatto di occultismo, studio filosofico e nera tregenda sono i Mortuary Drape guidati da Wildness Perversion e gli Opera IX giodati da Ossian. Io dei nostri mi ricordo una potente, sulfurea e vigorosa esibizione acclamati da molti, me compreso al Rock Hard Festival del 2012. Ora la compagine piemontese torna a sei anni di distanza dal precedente album “Strix-Maledictae in Aeternum”, con un concept album ispirato al mito di Aradia e al culto stregonesco pagano generato da esso insito in terra toscana che ha ispirato anche lo scrittore Charles Godrey Leland. L’opener e titletrack si suddivide in tre diversi capitoli; il primo è l’inizio del rito pagano con arpeggio di taglio medioevaleggiante, percussioni, tastiere e basso ben in vista a dare il ritmo con la batteria. Poi ecco l’apertura sinfonica del black metal dei nostri; lo screaming è acidissimo e alto e declamatorio. Ci sono anche momenti di calma apparente con dualismo vocale che sembra invocare un rito pagano; poi ecco le sfuriate in blast beats e accelerazioni con riffing nerissimi e gelidi con orchestrazioni a dare ancora più pathos maligno al brano. Il brano riprende poi la melodia evocativa iniziale dandogli ancora più impatto. “Chapter II” è sottolineato da riffing minacciosi, colpi di batteria e screaming profondi e maligni. Brano che diviene ancora più maligno, una sorta di sinfonia diabolica, pagana grazie a sapienti orchestrazioni, la sezione ritmica offre grandi cambi di tempo, tra accelerazioni, blast beats e tempi più cadenzati con le chitarre sempre sugli scudi. “Moon goddess” è un brano ricco di fascino, inquietudine e una stupenda, profonda voce femminile che ci guida; si tratta della nuova strega dei nostri: Dipsas Dianaria. Il brano poi diventa una cavalcata black metal, potente, maligna con le tastiere sinfoniche in armonia coi riffing freddi e malsani; il cantato è possente con lo screaming. C’è anche una parte sinfonica eccelsa, minacciosa con la chitarra che ricama melodie dissonanti. “the invocation” è furia sinfonica black metal pura; riffing di taglio nordico; tastiere a ricamare sinfonie e tempi veloci con uno screaming furioso e profondo nei cambi di tono. Ci sono anche parti più cadenzate, minacciose ma il pathos generato dal concept non cala di un secondo,grande brano magniloquente. Con la conclusiva “Sacrilegio” si gonfia di furia il rito generato dai piemontesi; riffing neri che vengono doppiati da sapienti orchestrazioni e tempi veloci inframezzati da blast beats. Lo screaming è gonfio d’ira e ferocia, l’apparato sinfonico messo a punto dalle tastiere è magniloquente che esplode nei tempi cadenzati, dove c’è anche una parte cantata in italiano; una conclusione maligna, pagana e dove si respira un’inquietudine eterna. Un disco che conferma ancora una volta lo status dei nostri; un album che è pura sinfonia nera malsana per decantare un culto antico e pagano; da ascoltare in assoluto silenzio nel buio illuminato solo da una candela; leggendari! 

Voto: 9/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli