THRONE - Consecrates

Black Bow
Bellissimo ritorno, pesante, elefantiaco e “grosso” per questa band nostrana proveniente dalla provincia parmense. Gli emiliani Throne, non hanno nulla da invidiare ai capisaldi del genere doom; perché la band della mitica musica del destino, ne ha fatta una ragione di vita. Per citare il titolo del loro ritorno discografico a 5 anni di distanza dal precedente “Avoid the light” i nostri si sono consacrati agli stilemi musicali di uno dei generi più oscuri, ossianici e pesanti che l’essere umano potesse concepire. “Sister Abigail” inizia con chitarroni riverberati, dissonanti e pregni di oscurità e inquietudine; il riverbero sale di grado e diventa un riffone sludge grasso e possente come un elefante incazzato. La marcia è quadrata e potente, c’è un profumo di blues elettrificato godibilissimo e la voce è un ruggito iroso, brano eccellente ricco di ritmo e graniticità. “Lethal dose” inizia con un riffing grattato sul quale si doppia una chitarra compressa, mid tempo distorsivo, pesantissimo e inquietante con cori puliti ma anche un growl profondo, pieno di ira e dolore. Nei nostri c’è una marcata vena hard/blues; si sente in questo brano con doppiatura pulita/aggressiva, e l’andamento in una cavalcata doom senza pietà; ascoltatevi quel riffing di chitarra con il basso a fare evoluzioni e la batteria che rulla e colpisce, sentirete un’inquietudine malsana e sofferta pronta e esplodere. “Baba Jaga” è puro doom metal, si sente l’eco sabbathiano nel riffing elefantiaco e carico di distorsione; un growl feroce e iroso ma carico di dolore si staglia; mentre i tempi sono lenti e possenti. Le chitarre hanno un suono pieno, grasso e sludge; il riverbero è totale e il senso di estraniamento e rabbia sorda è presente; il basso da colpi netti e precisi in simbiosi con la batteria, in coda il brano è un eco unica con riff carichi di saturazione e inquietanti dissonanze. “Lazarus taxon” apre le danze con batteria percussiva, e riffing pieno ma è il basso sinuoso come un copra che porta ad una cavalcata doom grassa e possente. Il mid tempo è carico di rabbia e ira con un growl potente e un riffing hard/blues compresso; c’è anche un solos carico di venature inquietanti, grande brano oscuro. Un disco che è la quintessenza del doom metal fatto e suonato a regola d’arte ma soprattutto sentito; band nostrana in stato di grazia da supportare senza dubbio alcuno. 

Voto: 8.5/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli