MATERDEA - Pyaneta

Rockshots
Alla lunga lista di ottime band che escono sul mercato discografico a cura della sempre attenta RockShots bisogna necessariamente annoverare anche i torinesi Materdea. Questa interessante realtà italiana: arriva al quinto lavoro in studio con una naturalezza propria dei veterani della musica. Viaggiano alla media di un disco ogni due anni, quindi risultano anche abbastanza prolifici sotto quest' aspetto. La cosa interessante è che la musica proposta dalla band è un concentrato di svariate soluzioni metal, folk e symphonic, senza chiudere le porte anche ad altre varianti del nostro genere preferito. Il nuovo Pyaneta inizia alla grande, presentando un ottimo brano Back To Earth, dove i nostri mostrano da subito un robusto e roccioso metal con delle influenze symphonic molto ritmate e con una parte di canzone, intorno al quarto minuto che ricorda da vicino gli Iron Maiden, era Fear Of The Dark. Questo a dimostrazione già di quello che abbiamo scritto relativo alle influenze musicali derivanti da più fronti. Se con il primo andavamo verso un heavy classico, con, in mostra una splendida voce femminile, che risponde al nome di Simon Papa, nella seconda canzone The Return Of The King, i Materdea riescono dove tanti hanno fallito, cioè coniugare symphonic metal e puro hard rock in piano Hardline style tanto per citare una delle band che viene in mente ascoltando questa interessante traccia. La band è accompagnata anche da due violini e un violoncello che vanno a insinuarsi all’interno delle tracce in modo perfetto e compatto, donando un atmosfera ancor più sinfonica e anche folk. Potremmo dire tranquillamente che l’album in questione andrebbe comprato anche solo per queste due prime tracce, perché risultano davvero eccezionali, ma tutto Pyaneta è composto di altre nove tracce oltre a quelle citate. Difficile rimanere impassibili di fronte a brani dalla bellezza vellutata come One Thousand And One Nights, in cui è sempre ben presente una marcata componente metal. Nella title track esplorano i confini del progressive metal, mentre il folk avanza in S’Accabadora. Alla fine di questo splendido disco, che cresce di ascolto in ascolto, si rimane piacevolmente soddisfatti, poichè Pyaneta rilascia delle emozioni particolari, molto intense e decise, ma allo stesso tempo anche soavi e quasi celestiali. Album da non perdere e band da seguire attentamente, perché capace di oltrepassare i confini della musica stessa. 

Voto: 10/10

Sandro Lo Castro