LORDS OF BLACK - Icons Of The New Days

Frontiers
Con Tierra Santa e Evil Hunter, ecco un altra ottima band capace di rinverdire, rinnovare ed innalzare a livelli eccelsi la tradizione dell'Heavy Metal iberico. I Lords Of Black esistono da soli 4 anni, ma si nota fin dal primo ascolto la grande esperienza pregressa maturata dai musicisti in questione con varie altre bands della loro terra (Neverdie, Dark Moor, Saratoga), giacché i nostri non perdono tempo e... questo "Icons Of The New Days" è già il loro terzo album, il secondo di fila in uscita per la mitica nostrana Frontiers. Il genere proposto è sempre quello, ottimo Heavy Metal tendente leggermente al Power ed al Prog (principalmente in composizioni variegate come "The Way I'll Remember" e "Fallin'"). Degno contraltare però fanno un'ottima preparazione tecnico-compositiva, una produzione che più perfetta e moderna non si può (non per nulla curata dal grande Roland Grapow assieme allo stesso axe-man dei LOB Tony Hernando)... ed una solida personalità artistica, non c'è che dire. Molto peso sicuramente ha nell'economia sonora della band la presenza del bravo singer Ronnie Romero, il quale si è fatto negli ultimi anni una solida reputazione internazionale nientepopodimeno che all'interno dell'ultima incarnazione dei Rainbow di Ritchie Blackmore (WOW!!!). La sua ugola è potente, graffiante ed assieme virtuosa, con uno stile di derivazione Andy Deris/John Bush. Ma tutti i quattro musicisti dimostrano grande preparazione, con particolare plauso al già citato bravo axe-man "shreddingoso" Tony Hernando, capace di assoli di grandissimo gusto. Il disco tutto è davvero ben confezionato, ricco di tutto il ventaglio sonoro di sfumature del Metallo Pesante. Cosa davvero da rimarcare è che i nostri non mostrano di amare eccessivamente ritmi ultra-speed tipici del Power Metal, preferendo invece creare composizioni energiche e rocciose sulla base di varie sfumature di mid-tempo, con i quali si sentono liberi di distribuire molto ragionevolmente la loro verve metallica, epica ed anche progressiva, sfiorando lidi Djent su brani come "The Edge Of Darkness". Gran personalità oltretutto conferisce ai nostri il particolare concept oscuro ed "apocalittico" dei testi, fortemente ancorati, se non alla nostra realtà attuale, ad una possibile realtà futura. I nostri sono amanti delle speculazioni fantascientifiche più distopiche, ma dimostrano di essere persone con i piedi ben piantati per terra. Per concludere, un disco davvero bello. Dedicato a tutti coloro che vogliono toccare con mano lo stato dell'arte riguardo lo sviluppo attuale delle sonorità Metalliche più classiche (altro che anacronismo!). Davvero tanto di cappello. Certo, dovrete essere ben disposti ed attenti ad affrontare un ascolto di quasi 73 minuti di musica. Sì, in effetti è un disco un po' prolisso, ma vi assicuro che dopotutto ne vale la pena. Ah e se proprio non dovesse bastarvi, prendete la versione deluxe, contenente un bonus-disc aggiuntivo nel quale potrete trovare... la bellezza di 4 covers, come dire, "magistrali" (e che scelta: "Innuendo" dei Queen, "Only" degli Anthrax, l'ottima ballad "Tears Of The Dragon" del miglior Bruce Dickinson solista e "Edge Of The Blade" dei Journey) e due bonus tracks ulteriori di loro composizione ("The Maker And The Storm" e "When Nothing Was Wrong"). Vale la pena, moderni metallari, di possedere "Icons Of The New Days". Per rendersi conto in prima persona di come il percorso evolutivo del Metal continui ad avanzare allegramente e costantemente, anche grazie al miglior "Acciaio Spagnolo". Andate, andate in un negozio di dischi e ordinatelo. E che il Metallo sia con voi (cos'è la Forza in confronto, via...). 

Voto: 8/10 

Alessio Secondini Morelli