SOLSTICE - White Horse Hill

Invictus
Il doom metal più classico, epico e ricco di orgoglio battagliero senza compromessi, ha avuto nei tempi più recenti una rinascita senza pari. I padrini e pionieri svedesi Candlemass non sono da soli, ma vengono seguiti dai Below, i Sorceress e ora si accostano questi campioni britannici, i grandi Solstice. La band della terra di Albione, nonostante i ventotto anni di carriera, hanno una coerenza granitica, e questo nuovo album, può essere direttamente collegato al precedente ep “Death crown is victory” del 2013. L’opener “III” è un concentrato di pathos, epicità e orgoglio heavy metal guerriero, e pronto alla battaglia. Rumori ventosi, corvi che gracchiano e percussioni che richiamano un esercito in cammino pronto al combattimento e un riff armonizzato che più metal non si può. “To sol a thane” ci proietta nel solco epico, con un doom potentissimo, compatto e ricco di pathos drammatico; con qualcosa dei Bathory, ma tanto della propria terra d’origine. Una sezione ritmica precisa, e riffing potenti e ricchi di melodia, ma soprattutto il cantato stentoreo, evocativo e carico di emozione del singer Paul Kearns. “Beheld, a man of straw” ci mostra l’altro lato della band inglese, ovvero saper evocare atmosfere d’altri tempi con chitarre acustiche arpeggiate e un sapore folk di alto spessore emotivo ed epico. Bisogna proprio dire che i nostri sanno ben confezionare dei brani in cui l’aspetto emotivo e carico di senso di appartenenza sono un fulcro importante. La titletrack è percussiva; provate a immaginarvi su un campo di battaglia e siate di fronte ad un esercito nemico con lo spadone sguainato e pronti allo scontro urlando il grido di battaglia. Cavalcata heavy/doom; chitarroni grassi, potenti, batteria e basso possenti e dinamici, ma soprattutto la formazione è un concentrato epico che usa sapientemente melodia e pathos metallizzato. “Under waves lie our dead” è veramente un brano dannatamente stupendo; marcia cadenzata, drammaticità resa dalle linee e dai riff di chitarra, batteria che sa toccare in maniera magistrale col basso che sottolinea i passaggi e un cantato carico di orgoglio e pathos. Dodici minuti di pura epicità con qualche bagliore bathoriano, questo è puro doom metal nella sua più intima essenza, le chitarre sanno equilibrare passaggi acustici a graffi elettrificati potenti con armonizzazioni. Un disco che è un capolavoro; una band che è una sicurezza verso sonorità senza compromessi nel più puro solco della tradizione, da avere, senza nessuna remora; qui ci sono orgoglio e fierezza. 

Voto: 9/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli