ARMONITE, Paolo Fosso: "La nostra musica nasce da un'idea di movimento che passa attraverso l'immaginazione"


Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

Come l'album precedente, "And the Stars above" è un mix strumentale di violino elettrico, basso, batteria e tastiera. Il sound è orientato alla colonna sonora con elementi di immediata orecchiabilità. In generale, è un album rock ma con rimandi di vario genere, soprattutto alla colonna sonora. Un viaggio di 12 tracce, che parte da "The March of the Stars" ispirato al Paradiso di Dante e termina con "Ghosts". L'album ospita anche due tracce bonus: un brano poliritmico per pianoforte solo, "The Fire Dancer", e il quartetto d'archi "A Playful Day". 


Com'è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

Gli Armonite si formano nel ’96, ancora giovani e incolti studenti di conservatorio. Dopo il primo album, le nostre strade si dividono. Io ho lavorato nell’amministrazione musicale, Jacopo come violinista e insegnante di violino. Sentivamo l’esigenza di tornare giovani e incolti, e così abbiamo creato una nuova band, mutuando il nome dalla nostra vecchia.

Com'è nato invece il nome della band?

Come l'antracite e tutti i materiali che finiscono in "-ite", anche Armonite è un materiale, ma fatto di armonia. Lo pronunciamo all'inglese: "armonàit".

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

Il violino elettrico al posto della chitarra, nessuna voce, musica che va dal prog metal all’hard rock, dalla classica alla world music, senza rinunciare all’elettronica e a un pizzico di cultura pop.

Come nasce un vostro pezzo?

La nostra musica nasce da un'idea di movimento che passa attraverso l'immaginazione: scene di vita, storie, traumi, paure, passioni che scaturiscono da una sequenza di immagini. La vita e la gente offrono un ampio campionario da cui trarre spunto, insieme a tutto quel che muove dalle nostre passioni: il cinema, la tecnologia, i videogiochi, i libri, i viaggi... Quando leggi un libro o guardi un film, sei investito da una tale quantità di idee da sviluppare che si susseguono come in una sorta di effetto domino. 


Qual è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

"The Fire Dancer" è un brano che risale al 2000 e, per questo, è più radicato nella nostra memoria. All'epoca aveva un altro titolo e aveva vinto un concorso internazionale di composizione con Luciano Chailly in giuria. Non avevo mai studiato composizione fino ad allora, se non in modo amatoriale. È a quel punto che ho deciso di iscrivermi al Conservatorio di Milano.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

Beatles, Deep Purple, Yes, Rush, EL&P, Jethro Tull, Queen, Metallica, Pantera, Nirvana, Foo Fighters, Dream Theater, Queensryche, Spock’s Beard, Porcupine Tree, Yanni, Vangelis, Andrew Lloyd Weber - giusto per fare qualche nome, oltre alla musica classica e alla world music. Ora siamo anche attenti al djent. 


Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?  

Sicuramente andremo in tour per promuovere l'album, specialmente all'estero. Abbiamo già qualche data che si profila all'orizzonte in paesi che abbiamo sempre ammirato per cultura musicale. Speriamo di poter convidere al più presto qualche notizia in più. E poi sotto con il prossimo album.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

Sappiamo molto poco degli artisti indipendenti italiani perché, contrariamente a quanto succede all'estero, qui da noi non hanno la visibilità che meritano, specialmente se decidono di non scendere a (troppi) compromessi col mercato. Finché non riusciremo a instillare nel pubblico la curiosità di andare oltre la musica commerciale, ci meritiamo solo tribute band. 


Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

Internet è uno strumento, come qualsiasi altra evoluzione della tecnica e della tecnologia umana: non fa male né bene, dipende come si usa! quindi fatichiamo a dare una risposta definitiva. Diciamo che a noi piace.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

Magari un solista della chitarra come Plini: è un artista di grande musicalità, prima che un virtuoso.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Supportate la musica underground. Un tempo la gente usciva di casa e andava nei locali di musica dal vivo; oggi i locali stanno chiudendo e il mercato della musica dal vivo soffre una crisi senza precedenti. La gente preferisce guardare i propri gruppi preferiti su YouTube. Non dico che è un male, è che stanno cambiando i paradigmi. Quel che non deve mancare, però, è il supporto dei fan. Supportate la musica che vi piace: cercate di finanziarla in qualche modo, comprate i brani da scaricare, seguite sui social le band che vi piacciono, interagite con loro e magari aiutatele ad organizzare un concerto!

Maurizio Mazzarella