PAINTED BLACK - Raging Light

Wormholedeath
Ancora dal "sud" dell'Europa, una realtà death metal che torna con un atteso nuovo album, il secondo full-length dopo sette anni da "Cold Comfort" (2010) e dopo il sigolo "Winter" (2010), l'EP "Quarto Vazio" (2014). Della formazione originaria, che si delineò nel 2001 nella città di Tortosendo, restano i membri fondatori Luis Fazendeiro (chitarra) e Daniel Lucas (vocals), che in questo album sono dentro la line-up completa con António Durães (al basso dal 2008) e Gonçalo Sousa (Lead Guitar) arrivato come tecnico live e passato poi alle corde. Ultimo affiliato il "bel" Filipe Ferreira alla batteria. Se con i primi dischi consegnavano un mood che voleva mantenersi doom/death, con Raging Light i Painted Black collaudano una maturazione tanto tecnica quanto artistica (laddove per maturazione non si intende un miglioramento a detrimento delle cose fatte in precedenza ma solo "idea dell'evoluzione, dell'avanzamento su un cammino") e rivelano un carattere progressive death che in otto brani -per un totale di un'ora ed un minuto di ascolto- affronta un concept tanto strutturale quanto creativo, le tracce scivolano infatti con efficacia fra tutte le variazioni possibili a partire da una Raging Light che si annuncia chirurgica dai primi riffs pur restando melodica anche nelle "sciabolate", prepara in fondo la strada a Deat Time che turbinosa incede senza concedere pause verso il terzo di brano finale, dove decelera e si "oscura" avvolgendosi di un mood malinconico ed elegante. The Living Receiver continua il solco della dicotomia fra melodia a tratti arpeggiata e improvvise aperture alla tempesta. Non deludono in questo senso Absolution Denied che marziale inneggia all'assenza di assoluzione con un reiterato "no forgiveness". Colpisce poi di nuovo il ritmo accattivante e serrato di Chamber, cui un attraente ritornello corale dona appetibiità. In the Heart of the Sun si presenta in veste "rock" e accoglie un cantato solo inizialmente "pop", tanto per non lasciare che l'ascoltatore si chieda se le sorprese sono finite, e poi cede di nuovo al senso "molto prog death con metallici ritmi" di Raging Light. I Am Providence è molto bello davvero, nella seconda parte soprattutto in cui la chitarra solista lancina il lamento di chi si trova a Giudizio di fronte alla inesorabile Provvidenza, che nel finale ricorda che la Chiamata è "Closer... Closer... Closer...". Un bellissimo arpeggio apre l'ultima e lunghissima traccia "Almagest", che si articola in quattro "capitoli" in cui i ragazzi non temono di perdersi in lungaggine e riescono a non farlo, anche seducendo con l'incredibile apporto di un pregiato Quintetto d'Archi, una struttura musicale che fa del pezzo un concept a sé. Tutte le tracce danzano sulle linee delle chitarre spesso soliste di Luis e Gonçalo, ma il pregio di questo album molto bello davvero è la chiara e nitida, pulitissima e convincente sinergia fra tutti gli elementi strumentali in un perfetto equilibrio che definisce il profilo di una band coesa e consapevole che guarda avanti e che merita indubbia attenzione. Rispetto al passato, i testi assumono corpo e struttura. Un lavoro firmato da Daniel per i testi e da Luis per la musica ma che negli arrangiamenti riceve la partecipazione di tutti e l'insieme ne trae grande armonia. Non saprei dire quale brano sia il più bello, invito all'ascolto e ad una valutazione individuale anche perché l'album regala chicche preziose fra gli ospiti, come Marcelo Aires a dar man forte alle pelli, Pedro Mendes al basso in Dead Time, Absolution Denied, In the Heart of the Sun, I am Providence. Luce arriva dalla presenza dell'enorme Mick Moss (Antimatter) insieme ad Amber Moss e Jenny O'Connor nel parlato di "The Living Receiver". Infine, a corredare l'insieme di un lavoro decisamente raffinato, è la presenza di un Quintetto di Archi. Stupisce in positivo l'avanzamento in qualità dell'uso dell'ugola da parte di Daniel Lucas, già efficace nel growling delle release passate, che in Raging Light regala prevalenza di clean a rendere merito ad una voce molto bella che in ruggito non perde grazia. Otto tracce di durata progressive, la più breve 4 minuti e 44 secondi, la più lunga ben 17 minuti e 6 secondi, un album nell'album. Raging Light è uscito per la bella etichetta tutta italiana WormHole Death, attenta alle entità preziose e di nicchia da far però conoscere ai più, ed è vestita da uno splendido umore sanguigno da Phobos Anomaly Design. Painted Black sono certamente una band da avvicinare. 

Voto: 8/10

Simona Rongione