ORIGOD - Solitude in Time and Space

Argonauta
Come recitava un famoso lancio di un capolavoro del fantahorror di tutti i tempi “lassù nello spazio nessuno può sentirti urlare”; il ritorno dopo otto anni di sonno dei bravi torinesi Origod da la stessa sensazione di inquietante straniamento di quella famosa pellicola. I nostri tornano dopo otto lunghi anni, passati non invano, con un disco stupendo di post/hc; un disco che potrebbe giocarsela ad armi pari con formazioni blasonate del genere e strappare loro il trono. L’opener “ Reaching out” viene introdotta da archi dissonanti per poi esplodere in un mid tempo post/hc con riffing possenti, batteria sugli scudi e voce urlata ma ricca anche di melodia; le chitarre sono un vulcano in ebollizione ;tecnica esecutiva eccelsa; controtempi e riff stoppati di basso che è ben in evidenza. La voce di Vincenzo Circosta è chiara, rabbiosa e melodica; c’è anche una grinta diretta e che bada a travolgere ma con melodia.

“Perceptions of dreams” è uno dei pezzi da novanta di questo disco; un riffing che vi entrerà in testa, perfetto, tempi veloci di batteria, post/hc di lusso, cambi di tempo e controtempi dal tessuto prog imbastarditi di hc; chitarre vibranti, la voce del nostro è urlata ma chiara, difficile resistere a questo brano che bilancia benissimo potenza e melodia. Strident chords” è un altro grande pezzo, rullante e riff di chitarra circolari, per poi prendere piede un mid tempo potente; basso pulsante, e chitarroni di spesso acciaio, un up tempo deciso, potente e che ti stampa contro il muro; il cantato alterna urla,growl e ritornelli melodici, un brano che di sicuro verrà cantato on stage. “Icy breath” è corposa, potente, i riff sono precisi e perfetti in questo up tempo dalle scorie hc; tempi di batteria fluidi che agiscono all’unisono coi riff stoppati di basso e chitarra, il controtempo è dinamico e lo scream del singer la fa da padrone prima dell’aperura più melodica. La titletrack è straniante, strumentale e oscura; inquietante tappeto rumoristico che ricorda certi Voivod; ambient con rumorismi e archi minacciosi che conservano una melodia lontana nello spazio. Un grande disco, dove il post/hc fonde melodia e rabbia in maniera eccellente; i nostri sanno cosa vogliono e ribadisco, se la giocano alla grande per salire sul trono del genere, consigliatissimo! 

Voto: 8.5/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli