BUCKCHERRY - Warpaint

Century Media
Devo ammettere che il nome Buckcherry dopo il loro debutto del 1999, mi era un pochino sparito. Vuoi perché ero più interessato a derive di altra tipologia di suono, vuoi perché ero giovane. In ogni caso questo nuovo lavoro “Warpaint”, che arriva a vent’anni dal debutto, è comunque godibile e nuovo ed ottavo step della discografia della band, che va ammesso della prima formazione è rimasto solo il cantante, dopo la dipartita, solo dalla band, del resto dei musicisti. La cronologia di questo lavoro parte dallo scorso anno, quando la band ha fatto uscire la cover “Head Like A Hole” dei Nine Inch Nails, ma che non ha lasciato il segno. Quindi ci sono stati fatti uscire in sequenza: “Brent” e la title track “Warpaint”, uno a gennaio e l’altro a febbraio di quest’anno, come singoli prima dell’uscita del album completo. Strutturalmente la band rimane fedele a certi stilemi tipici di AC/DC ed al rock e blues a stelle e strisce d’annata. Il loro metodo compositivo ha lo stesso corpo di stilemi di cui sopra e di quello che è l’hard rock tipico degli anni ottanta e novanta. C’è poco da aggiungere sulle possibili valutazioni da fare su ciò che è stato fatto dalla band in fase di registrazione e di mix e master. Va ammesso però che la post produzione è stata curata si in stile old style, ma con i risultati e le attitudini tipiche di questo tempo. L’album ha al suo interno tredici tracce, in versione giapponese sono ben quindici, comprensiva della cover dei NIN, va ammesso che vi sono dei rimandi interessanti quali: “Vacuum”, “The Hunger”, “The Devil in the Details”, “Closer” e “Warpaint”. Come sempre vi esorto a dedicare un po’ di tempo a questo lavoro e valutarne le idee e le attitudini proposte in questo ottavo capitolo. Ci sono dei bei momenti in “Warpaint”, ci sono delle canzoni che hanno un ottimo apporto a se stante, ma nel complessivo talvolta la track list intera a volte risulta pesante da ascoltare più volte nella stessa giornata; principalmente perché i brani sono così tanto eterogenei che non si trova sempre il filo conduttore per arrivare agilmente a fine ascolto. Spiace perché dopo tutto sarebbe stato meglio avere un ritorno alla ribalta delle scene dei Buckcherry col botto sarebbe stato meglio. 

Voto: 7/10 

A.S.