HELLIGATORS - Hell III

Sliptrick
Dalla miglior scena capitolina, ecco arrivare a noi il terzo album dei rockers Helligators. Ormai internazionalmente conosciuti a livello europeo, grazie al loro personalissimo melange di Southern Rock, pesanti influenze Sabbath e sonorità ultra-pesanti di stile anni '90 del ventesimo secolo. Quello che impressiona favorevolmente, lungo l'ascolto di tutto il lavoro, è la coerenza e la spontaneità che i nostri sono riusciti a conservare in tutti questi anni di attività discografica. Chiunque abbia ascoltato i due precedenti lavori se ne può accorgere. Dall'esordio autoprodotto "Against All Odds", passando per il pesantissimo "Road Roller Machine", i nostri truci rockettari romani sono rimasti viscerali, spontanei e pesantissimi come non mai. L'album si avvale tra l'altro dell'ormai consueta ottima produzione curata dalla Sliptrick Records, e il risultato si sente. Perché la resa sonora di quest'album non cerca di cambiare o snaturare la pesantissima botta che i nostri bontà loro posseggono, ma ne valorizza gli aspetti migliori. A livello musicale, questo "III" è il risultato di un appesantimento, a mio avviso, rispetto al precedente "Road Roller Machine" che conteneva influenze orientate maggiormente verso l'Heavy classico. Qui abbiamo un ottimo connubio di Hard settantiano, appesantito dalla lezione dei Down (la cui influenza è riscontrabile fin dalla performance vocale di Simone "Dude") e dei Black Label Society, con ruvidissime chitarre molto "grooveggianti", ritmi prevalentemente rallentati e pesantissimi ed un retrogusto ancora più Southern rispetto al passato (ascoltate "Confession Pt. 1" e "Confession Pt. 2" e poi mi dite se l'Heavy non si sposa perfettamente con il Rock Texano). Pongo l'accento su questo perché sono fermamente dell'avviso che anche nella scena nazionale una band del genere, Heavy ma parecchio rockeggiante, DEBBA esistere. Abbiamo qua e là anche delle variazioni sul tema che risultano molto interessanti. Tra queste, uno strumentale ai limiti del Doom come "Bassthard Session III", dove il basso dell'ospite Gianni Colaiacono (ex-Banco Del Mutuo Soccorso) fa la parte del leone. Oppure una traccia "relativamente" più leggera e rockandrolleggiante come "Until I Feel No More". Ma del resto, l'Hard/Heavy degli Helligators può ben essere simboleggiato da "inni" sonori del calibro dell'iniziale "Rebellion" e della conclusiva "Pedal To The Metal". Supportiamo gli Helligators allora, sia dal vivo che comprando il CD. OK? 

Voto: 9/10 

Alessio Secondini Morelli