FLESHGOD APOCALYPSE - Veleno

Nuclear Blast
Nel recensire una band italiana a volte si può cadere nell’eccessivo e solito campanilismo nazionalistico che fa da contraltare a molti internauti che criticano l’incriticabile pur di farsi notare. Ma aldilà di tutto questo, aldilà dei vari gusti musicali e dei vari atteggiamenti che si possono assumere in rete, si può affermare quasi con assoluta obiettività e certezza che ci sono band italiane che ci rappresentano degnamente all’estero potendosela giocare alla pari con tutti; penso ovviamente ai Lacuna Coil, agli Extrema, ai Destrage e anche i Fleshgod Apocalypse rientrano di diritto in questa categoria e questo nuovo album intitolato “Veleno” né è l’ennesima conferma. L’avvio è affidato a “Fury”, “Carnivorous Lamb” e a “Sugar”; tre pezzi che travolgono l’ascoltatore grazie ad un Death Metal sinfonico caratterizzato da trame intricatissime, arrangiamenti molto elaborati ma dove è sempre la violenza a regnar sovrana. La fuoriuscita dei due capisaldi della band Cristiano Trionfera e Tommaso Riccardi (cantanti/chitarristi) sembra non aver minimamente intaccato la qualità del songwriting. “The Praying Mantis’ Strategy” è un breve intermezzo strumentale che intrduce “Monnalisa” il pezzo più “easy listening” della track list dove è possibile ascoltare delle orchestrazioni pompose che richiamano i primi Nightwish con le dovute proporzioni ovviamente. Si torna a pestar duro con “Worship And Forget” e “Absinthe” i brani più violenti e selvaggi del lotto. Il pianoforte di Francesco Ferrini introduce “Pissing On The Score” dove i Nostri mischiano sapientemente il sinfonico con il Death Metal di matrice americana. Si cambia totalmente registro con “The Day We’ll Be Gone”, brano in cui la formazione umbra dimostra le proprie abilità anche su territori decisamente più miti e malinconici grazie a delle meravigliose orchestrazioni e alla splendida voce della soprano Veronica Bordacchini. Il disco si chiude con la title track “Veleno” (strumentale) e con la meravigliosa “Embrace The Oblivion”, brano di quasi otto minuti in cui la band dà il meglio di sé offrendoci anche qualche altro spunto per il futuro con dei riff che ricordano gli At The Gates. Con questo album finalmente i Fleshgod Apocalypse riescono a trovare la quadratura del cerchio, consegnandoci un disco perfetto sotto ogni punto di vista: arrangiamenti, tecnica strumentale, produzione e mixaggio ed è con orgoglio che possiamo affermare che i Fleshgod Apocalypse sono una delle migliori band al mondo nel loro genere.

8,5/10

Vincenzo Chioppa