FORTUNE - II

Frontiers
Trentaquattro anni non sono pochi, potrebbe anzi essere un intervallo da record tra l’album d’esordio (nel 1985) e questo follow up dei Fortune. Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma ci sono ancora i fratelli Mick e Richard Fortune (batteria e chitarra) e c’è ancora il cantante Larry Greene, che torna all’ovile dopo l’esperienza targata Harlan Cage. Non torna, invece, il tastierista Roger Scott Craig, che viene sostituito da Mark Nilan. Sono proprio le tastiere a caratterizzare maggiormente il sound anche di questo secondo lavoro della band, un mix glorioso di AOR e pomp rock, con alcuni pezzi davvero trascinanti, impreziositi da chorus immediati ed emozionanti. L'eloquente e solida opener “Don't Say You Love Me” in pochi minuti lo dimostra pienamente: il brano risulta ottimamente costruito su di un'ossatura semplice ed immediata, dominata dalle orecchiabili melodie condotte con determinazione dall'ugola di Larry Greene, protagonista di un refrain melodico e diretto.I Survivor di Jimi Jamison vengono poi nuovamente elevati a muse storiche nelle note dell'intensa “Shelter Of The Night”, abile nell'alternare squisiti momenti cullanti ad esplosioni d'energia, degne del miglior Hard Rock laccato.A “Shelter Of The Night” segue l'altrettanto gradevole “Freedom Road”, la quale, con furbizia, strizza l'occhio all'ammiccante melodia di un ritornello tanto ruffiano quanto effettivamente riuscito.È a questo punto indiscussa l'elevata qualità di un lavoro, che ancora procede a testa alta anche nelle potenti e sognanti note della bella “A Little DropOf Poison”, seguita a ruota dalla più energica e diretta “What A Fool I've Been”, che non disdegna di volgere un nuovo sguardo d'ammirazione verso quanto fatto dalla band di Frankie Sullivan.La successiva “Overload”, se da una parte non apporta nessuna sostanziale modifica al sound dei Fortune, dall'altra mantiene alti i livelli di un album che sembra essere privo di cali di tensione, come dimostra anche nella lenta e malinconica “Heart Of Stone”, abilmente in bilico fra il Rock ancora dei Survivor e le splendide sonorità romantiche tipiche di Elton John.Il riffone di “The Night” riporta il songwriting degli americani su squisiti sentieri Hard Rock ed inaugura il trittico conclusivo del platter che procede con la bella “New Orleans”, prima che il sipario cali con successo attraverso le melodie della conclusiva “All The Right Moves” pezzo che, questa volta, sembra voler recuperare il magico spirito dei Magnum di metà anni '80 (quelli di “On A Storyteller's Night” e “Vigilante”), per un ultimo bellissimo sussulto posto a sigillo di un album eccezionale, confezionato da una band che ha ancora moltissimo da dire(di recente si sono esibiti alla sesta edizione del FRF..e la loro esibizione verrà immortalata in formato audio/video dalla stessa label partenopea). 

Voto: 10/10 

Bob Preda