QUEENSRYCHE - The Verdict

Century Media
Riecco i Queensrÿche con un nuovo album. Il terzo dopo la partenza dell'influente e storico singer Geoff Tate (che intanto aveva formato i Geoff Tate's Queensrÿche, mah...) Ribadendo il fatto che i 'rÿche sono stati una delle più influenti bands della corrente U.S. Metal, in quanto creatori dell'elemento "intellettuale" nell'Heavy Metal, il quale ha poi portato alla nascita e prolificazione del cosiddetto Prog Metal, cosa si può dire di "The Verdict"? Che è un album abbastanza omogeneo. Il cosiddetto anti-Tate, Geoff La Torre, lavora sempre molto bene nelle vocals (e a conti fatti somiglia anche un po' come timbro al dimissionario Tate, cosa questa che va a favore dell'integrità sonora della band). Anche l'elemento musicale è ben coeso, equilibrato com'é tra l'energia metallica temperata da una discreta classe dei refrain "classy" e dei ritmi mediamente aggressivi, che spesso e volentieri tendono al mid-tempo. Si tratta anche di un album relativamente moderno, se vogliamo piuttosto "mainstream" come sonorità. Tutto qui è insomma calibrato ad arte. Per proporre al pubblico un buon album à-la Queensrÿche. Cosa non va? Non saprei cosa dire. Forse, una certa patina di già sentito. Si ha il sentore, spesso e volentieri, che la band si sia attestata sulle proprie "tipiche" sonorità. Che pur presentate con la consueta classe ed esperienza, risultano spesso riproposte senza particolare ispirazione. Siamo lontani dagli eccessi "grungettari" di "The Promised Land" (album che nei '90s scontentò moltissimi fans), ma... dopo tutti gli sconvolgimenti che la band ebbe a partire dall'abbandono del chitarrista Chris DeGarmo, parrebbe che i 'rÿche fatichino, ancora oggi, a portare la propria proposta musicale ai livelli di massima ispirazione e motivazione. Rimane un buon album, almeno a livello formale, con il quale i nostri, nonostante orfani di Tate e DeGarmo, cercano in qualche modo di restare attivi sulle scene. Ma, ripeto, dai creatori di monumenti dal forte valore concettuale come "Operation: Mindcrime" ed "Empire" mi sarei aspettato ben altro. Forse, la mancanza di Tate e DeGarmo si sente, soprattutto a livello creativo. 

Voto: 7,5/10

Alessio Secondini Morelli