STEVE HACKETT - At The Edge Of Light

InsideOut
Un nuovo album di Steve Hackett e' sempre un evento per tutti gli amanti del prog e del classic rock. Questo chitarrista britannico e' non solo uno dei principali artefici della migliore musica degli ultimi cinquant'anni, con i Genesis e da solo, ma e' anche uno dei pochi di quella generazione in grado di regalarci ancora materiale inedito all'altezza del glorioso passato. Questo At The Edge Of Light si presenta si presenta sin dalle prime note come un ennesimo gran bel disco di rock progressivo che fara' felici adepti e nostalgici di tutte le eta'. Come gia' negli ultimi lavori del chitarrista, si respira una sorta di abbraccio cosmico rivolto alla musica del mondo intero. Senza confini e barriere. Una cornice che in questi tempi di muri, fili spinati e blocco delle frontiere auspicato da sempre piu' parti, ci regala una boccata d'ossigeno spirituale di cui ci sara' sempre bisogno. E la migliore musica in questo senso e' sempre una garanzia. L'iniziale Fallen Walls And Pedestals pur essendo molto breve riesce a stregarci conducendoci in un'affascinante danza ancestrale intrisa di echi di Grande Madre Russia. Beasts In Our Time continua ad ammaliarci, un brano elettroacustico dall'atmosfera intimista che nel corso dei minuti si fa incalzante e movimentato con dei momenti chitarristici che lasciano il segno. Under The Eye Of The Sun ricorda alcune cose degli Yes. Un andamento vivace e accelerato che pero' si alterna con atmosfere suggestive e rarefatte. Underground Railroad e' un brano dal sapore gospel molto ben costruito fra momenti acustici ed elettrici. Those Golden Wings e' il brano che ogni vero amante del prog anni Settanta spera sempre di trovare in ogni nuovo album di Steve Hackett. Si tratta infatti di una vera e propria minisuite che alterna momenti melodici ad altri piu' ritmati con un respiro orchestrale e romantico che coinvolge emotivamente l'ascoltatore. Su tutto, alcuni chitarrismi sublimi del Maestro. Shadow And Flame e' un brano intriso di misticismo indiano con un uso predominante del sitar per un effetto finale avvolgente e ipnotico. Hungry Years possiede una valenza melodica molto accattivante. Descent inizia un po' minacciosa in una sorta di incalzante bolero e questa tensione incombente si mantiene fino alla fine del brano. Gli ultimi due brani del disco presentano una certa complementarita' in quanto sono rispettivamente intitolati Conflict e Peace, conflitto e pace. Il primo e' un breve strumentale che con solenne vigore ci porta in un'atmosfera tormentata e inquieta con Hackett che svetta agile ed efficace. Peace e' invece un brano melodico che al contrario riesce a rasserenarci e a riappacificarci. E ci riappacifica con il mondo l'ascolto dell'intero At The Edge Of Light, un disco che conferma la grandezza di un artista che in cinquant'anni di carriera non ci ha mai deluso. 

Voto: 9/10 

Silvio Ricci