IL SEGNO DEL COMANDO - L’Incanto dello Zero

Black Widow
Un onore, non solo un piacere per me, cercare di rendere merito a questa opera dei genovesi Il Segno Del Comando. Compito non semplice, in quanto conosco personalmente il bassista, nonché leader della band, Diego Banchero, con il quale condivido anche la meravigliosa esperienza all’interno di Facciamo Valere Il Metallo Italiano. Veniamo però all’analisi di questo nuovo concept dei nostri esoteric prog rocksters liguri… L’album, come i suoi predecessori, trae spunto da un’opera letteraria, che questa volta è “Lo Zero Incantatore” di Cristian Raimondi, che vi invito a cercare e gustare, in modo da addentrarvi ancora più in profondità nella comprensione di questo concept. Nove composizioni, incastonate tra Intro e Outro, che ci conducono in un cammino esoterico, che, al sottoscritto, però sembra non finire del tutto, come del resto un percorso iniziatico dovrebbe essere. Album che va gustato nella sua interezza e con molti e ripetuti ascolti, lasciandosi trasportare dai testi scritti da Diego Banchero, in italiano. In apertura troviamo uno dei pezzi trascinanti del concept, “Il Calice Dell’Oblio”, da esso parte la crisi e di conseguenza la ricerca, punto di partenza fondamentale per ogni cammino; la voce di Riccardo Morello è supportata senza sosta dalla band che si mostra compatta e con gli strumenti totalmente al servizio della missione che ci si prefigge. Presenti in questo brano, come in altri, la chitarra che si cimenta in assoli ed un basso martellante. “La Grande Quercia” è uno strumentale abbellito dalla voce di Marina Larcher che ci conduce “Sulla Via Della Veglia”, pezzo variegato a livello di sonorità e con un testo, che da una parte, come già da titolo, evidenzia l’importanza della VEGLIA, tema caro sia agli studi esoterici che cristiani, e dall’altra alla necessità di gettar via ogni maschera e ogni dualità. Assolo ed una fuga strumentale ci accompagnano “Al Cospetto Dell’Inatteso”, altro brano sopra i 6 minuti, impreziosito dalla presenza di due ospiti d’eccezione ovvero Maethelyiah alla voce e Paul Nash alla chitarra, un testo in forma di dialogo ed una presa di coscienza ancora più evidente, del cammino intrapreso e delle entità con le quali ci si rapporta. Inevitabile quindi che ci sia “Lo Scontro”, necessario, fondamentale, parafrasando il filosofo greco Eraclito, da esso nasce la creatività… Alle tastiere, in questo strumentale, troviamo Luca Scherani, che insieme al resto della band, dipinge un quadro che ho provato ad immaginare proiettato su uno schermo. A seguire ci ritroviamo sprofondati “Nel Labirinto Spirituale”, crollate le false illusioni, anche prospettate dai falsi maestri e profittatori, c’è un ulteriore passo in avanti, la consapevolezza, che la Verità, possa essere molteplice e le strade da percorrere svariate e irte di ostacoli. “Le 4 A” mi ha fatto pensare ripetutamente ad un artista, purtroppo prematuramente scomparso, ovvero Demetrio Stratos, e ai suoi Area, con un brano che si fa sempre più incalzante, portando alla totale rottura con le false certezze. Il cammino, quasi ascetico, ha punto di splendore ne “Il Mio Nome E’ Menzogna”, lasciate le processioni di viandanti, alla vista di come Dio e Mefistofele, giostrino con l’Uomo, rendendolo in ogni caso sconfitto, si può però trovare il riscatto, il passo da poter muovere nelle tenebre. Ora può avvenire la “Metamorfosi”, il cambiamento, fusione di entità, forse compimento, forse ulteriore partenza, non a caso supportata nuovamente da Maethelyia e da Paul Nash. Non credo sia un caso che questo percorso si conduca con la simbologia dell’Androginia, quasi a riprendere il legame ciclico con Gustav Meyrink ed il suo “Der Golem”. Tematiche, testi e una trama sonora che, come da marchio di fabbrica dei nostri liguri, ci riporta indietro di decenni, in quel prog che in Italia trovò la sua culla e il crogiolo nel quale svilupparsi. Oltre a Raimondi, la band può contare sul supporto di una triade spettacolare, produzione a cura di Black Widow Records, registrazione ad opera Di Tommy Talamanca dei Sadist e grafica realizzata da Paolo Puppo dei Will’o’Wisp, insomma un circolo magico di una potenza unica. “…ἐγώ εἰμι ὁ ὤν…”, questo per i più curiosi, anche se posto alla fine, è il punto di partenza, ad opinione del sottoscritto, per leggere con un occhio diverso, questa opera. Comprate quest’album senza esitazione e iniziate il vostro cammino! 

Voto: 10/10

Francesco “Yggdrasill” Fallico