AMORPHIS + SOILWORK + JINGER + NAILED TO OBSCURITY - Live Music Club - Trezzo sull'Adda - 12/02/2019

Tre nomi altisonanti del metal moderno estremo danno vita stasera ad uno spettacolo ad alta caratura. L’apertura delle porte e quindi il relativo inizio concerto è a metà pomeriggio e purtroppo in molti non hanno potuto assistere ai primi due concerti. Quindi poca gente per i Nailed To Obscurity, che presentavano il loro nuovo cd. La gente ha cominciato un po’ ad arrivare con lo spettacolo dei Jinjer. La band metalcore ukraina ormai non ha più bisogno oggi di presentazioni, oggigiorno questa band è sintomo di tecnica, belle canzoni, capitanati dalla bella Tatiana Shmailyuk alla voce mischiano il metalcore con il progressivo, il djent con groove accattivanti, un grande sound che con “dolcezza” ed impatto sa coinvolgere gli spettatori per circa un’ora di spettacolo. 

Il Live comincia a riempirsi con il cambio palco che porterà poi allo show della band svedese dei Soilwork. Ormai attivi da metà degli anni 90, hanno scritto belle pagine per quanto riguarda il metal moderno. Una manciata di minuti dopo le venti ed eccoli entrare “nell’arena”. Colpisce innanzi tutto la compattezza della band, che non si risparmia di nulla, a cominciare dall’intro del concerto che è anche l’intro dell’ultimo loro bellissimo lavoro Verkligheten targato 2019. La violenza è subito a portata di mano con il vero primo loro brano del disco”Arrival” dopo una sfuriata violentissima una cantato melodico e di grande presa sia sull’ascoltatore che (nel caso di stasera ) sul pubblico presente. Il Live è pieno, anche se la gente è diradata e tutti cantano i bellissimi brani dei sei.


Qui non esiste un “numero uno” ma tutti i componenti della band in questione suonano all’unisono e alla grande per ottenere un risultato a dir poco superbo. Oltre che avere delle ottime canzoni, la band ha due ottimi chitarristi, che suonano trame diverse che si incastrano tra loro, groove, assoli che si alternano a duetti, un batterista che non perde un colpo, ottimo motore di una band che ci dimostra che è in piena ascesa. Seguono un bassista ed un tastierista di tutto rispetto, l’occhio e l’orecchio del non suonatore si soffermano sul cantante… ebbene signori e signore che vocalist di rispetto che ha questa band, potente melodico, graffiante, caldo, in prima linea fa veramente una bella figura (come tutta la band del resto…) .seguono brani dalle produzioni precedenti che sono una mazzata tra i denti, sempre con bei ritornelli e tutto d’un tratto mi ritrovo tra le labbra le parole del ritornello di Full Moon Shoals, una canzone da brividi. 

Tra una birretta e l’altra e tra una canzone dei Soilwork e l’altra, vengono riproposti anche brani dagli album precedenti, la bellissima Death in General dall’album Ride Majestic che con il suo portamento violento e dall’intenzione sinistra, si apre ad un ritornello più melodico, per poi ritornare agli slanci di chitarra sinistri… purtroppo le cose belle finiscono dicono in fretta ed io che ho ancora nelle orecchie i fraseggi e sto alzando in aria il mio pugno (raise my fist in the air per dirla “alla Dorothee Pesch” ) urlando Bastard chain, mi rendo conto che purtroppo l’ora e un quarto a disposizione della band è terminata. Occorre bere un ulteriore birrettina in buona compagnia nell’attesa dello spettacolo dei Finlandesi co-headliner, ma occorrerà aspettare fino a circa un quarto alle ventidue. Cosa scrivere dei ragazzi per i pochi/pochissimi che non li conoscono…


Fautori fin dagli inizi degli anni 90 di un death metal originale e di spicco fin dall’epoca, hanno saputo evolversi musicalmente verso lidi che erano impensabili, non sbagliando mai un colpo, neppure col l’ingresso del cambio vocalist/frontman Tomi Joutsen, che ha dato alla band una spinta notevole in termini di composizione e melodie vocali. Dopo l’intro ecco che ci apprestiamo a riascoltare (… li avevo appena visti dai vivo questa estate, ma al cuor non si comanda …) dal vivo una delle band che ho apprezzato maggiormente per il lavoro durante la loro carriera ( non è vero, apprezzo moltissime band), ma sono particolarmente legato agli Amorphis. 

Canzoni come The Golden Elk, Message in the Amber, the Bee diventeranno veri e propri nuovi inni metal, se già non lo sono diventati… la band è preparatissima ed il concerto è acceso, mi viene in mentre la copertina di “Flick of the Switch” … Rock On. Questa unica data italiana ci regala la loro tipica melodia mischiata al metal potente e pesante, con un cantante che sa alternarsi dal melodico al growl con una facilità estrema senza mai cadere nel banale. Dal metal al folk, dal progressive a death gli Amorphis ci regalano un momento che aimè nel momento che inizia finisce, è stato un attimo sentire “thank you this is the last song”, in questa oretta circa, il mio orologio segna le 23.00, quando la band smette di suonare, tanto è che la birra della staffa ce la scoliamo quasi d’un sorso al bancone in fretta, in quanto dobbiamo uscire dal locale… sono rimasto nuovamente affascinato da questa grande band, ma nel tempo stesso sono rimasto con l’amaro in bocca per la brevità del concerto stesso, poco tempo e quindi pochi i brani suonati (sono troppi i successi che avrei voluto sentir suonare dal vivo stasera) non mi ricordo tutte le canzoni ma ho il ricordo vivo di una Silver bride suonata divinamente, tra le altre, una house of sleep con il solito coro del pubblico…

Queste tre band ci dimostrano stasera che si c’è bisogno di una scenografia, che si le luci (bellissime e stupende hanno grande impatto nel “visivo” del concerto), ma che il grosso è dato dalla musica, dalla band, ed in particolare dai bravissimi strumentisti (nessun escluso per quanto riguarda quelli di stasera) che ci hanno regalato dei grandi momenti sonori !! … Ce ne vorrebbero di tour come questi … Grazie ad Andrea per avermi tenuto compagnia in questa avventura, già bella fin dalle premesse sonore, che con la sua compagnia ha alzato maggiormente il tono della serata. 

Flavio Facchinetti

Foto: www.loudandproud.it