WITHERFALL - Prelude to Sorrow

Century Media
Questo album, avremmo potuto non averlo; perché la sorte ha colpito duro verso la band statunitense in maniera indelebile. Questo disco è colmo di malinconia, rabbia, melodia e tanta classe; ed è tutto motivato da una tragedia che ha privato il gruppo di uno dei membri cardine della formazione americana, ovvero il batterista Adam Sagan. Ma la compagine si è radunata, si è stretta in cerchio trovando nel proprio dolore e ricordo dell’amico scomparso il fulcro per rigenerarsi e partorire il capolavoro. L’opener e titletrack ci apre le porte con arpeggio oscuro, tastiere e un cantato sofferente e colmo di pathos da parte del tastierista Joseph Michael. “We are nothing”, viene aperta da solidi riff rocciosi e un basso che mena le danze con percussioni e batteria possente, puro U.S. Metal con la prova vocale del singer acuta, precisa e istrionica. Il brano è cupo e con cambi di tempo che svelano melodie malinconiche attraverso un chorus drammatico; si sente un sapore nevermoriano ma rivisto e corretto con personalità basta sentire l’intermezzo acustico con un solo di chitarra melodico e stupendo. “Moment of silence” è rabbiosa con riffing cupissimi, melodie figlie dell’heavy metal statunitense e grande lavoro di sezione ritmica; cavalcata che viene inframezzata anche da scossoni in blast beats e su tutti si staglia la voce di Michaels colma di pathos e dosata a dovere. Chorus drammatico aiutato da cori e che fa presa sicura; un brano che è possente, rabbioso e carico di epicità crepuscolare. “Maridian’s visitation”, inizia con arpeggi acustici e la voce acuta del nostro che disegna melodie malinconiche, sembra un brano prog con le tastiere a corredare e i cori che aumentano l’intensità della composizione. Brano che sulla conclusione cambia d’umore diventando cupo, minaccioso con aperture elettrificate e dissonanti con percussioni. “Shadows” è serrata, quasi thrashy per l’uso del riffing; anche in questo caso la tecnica della band si nota nei superbi cambi di tempo. La voce del singer è perfetta, colma di pathos che esplode in un chorus drammatico; grande solos di squisita fattura che impreziosisce un brano già stupendo di per sé. “Vintage” viene aperta da un arpeggio malinconico, brano lento, drammatico semiacustico; il singer da un’altra prova magistrale di ciò che sa fare e i riffing possenti si intersecano alla perfezione con potenza accentuando l’enfasi. Il chorus è perfetto, tragico, senza speranza e colmo di drammatico splendore; cambi di tempo anche qui perfetti e di caratura tecnica con accelerazioni power/thrash e solo eccelso sul finale. Come ho detto, questo disco avrebbe potuto non esistere; dato che la scomparsa di un membro di punta dei nostri, avrebbe potuti creare un punto di non ritorno, invece la band è risorta donandoci un album che è uno dei migliori dischi metal di quest’anno; fatelo vostro. 

Voto: 9/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli