Southern Hell |
Dopo aver trattato i Sinoath, band di cui il buon Felis Catus è membro portante, ecco che il nostro da mente e musicista creativo e sensibile quale è, non sta mai fermo e ci offre la sua nuova prova solista.
Il nostro offre, rispetto alla band madre, una parte artistica che affonda le sue radici culturali non solo nel metal; il suo background affonda in una sensibilità progressive rock e vibrazioni esterne che s’incastrano alla perfezione nel tessuto del disco.
Un album sfaccettato, ricco di profumi, squarci emotivi; in tutta franchezza, ad avercene di personalità come il nostro.
L’opener “Babylon returns” è un’intro narrata dal sapore apocalittico, con rulli di tamburi e voci in avvicinamento e orchestrazioni minacciose, un prologo alla distruzione.
“Apocatastasis” è un brano aggressivo che è puro black metal con riffing nordici e sfuriate, ma non solo; lo scream del nostro è acido e messo in secondo piano rispetto agli strumenti.
Questo brano ha anche aperture prog di pura marca italiana, con un organo che richiama il mitico Banco del Mutuo Soccorso e voce pulita, per poi riprendere con un solo tagliente e assalto in puro stile estremo.
“Bohémien bizarre”, è un brano che profuma di anni settanta; acid rock di taglio psych, con riffing e riverberi e percussioni, arpeggi che ci conducono ad un periodo florido anche delle colonne sonore nostrane.
Sento un sapore anche riferito al buon Stelvio Cipriani che in quei tempi dettava legge con gusto e voce filtrata.
Ma non è solo questo, il riffing portante si appesantisce con una sezione ritmica potente e uno scream riverberato, davvero un grande brano.
“Commemoration” si apre con rintocchi a morto e accelerazioni di stampo speed/thrash metal con un riff inconfondibile e risate maligne.
Ma c’è anche l’aspetto sacrale con arpeggi e aperture melodiche, prima dell’aggressione e freddezza del riffing black metal in mid tempo e uno scream acido e maligno; bellissimo il solo settantiano.
“Somewhere” ovvero da qualche parte; rumori temporaleschi e arpeggi acustici in questo breve brano ricco d’atmosfera e pathos, il tono pulito si rifà alla tradizione progressive con anche echi elettrici fra i cori.
“la bàs” è un brano sperimentale, con vocalizzi filtrati; echi e riverberi, con riffing e qualcosa di floydiano tipico dell’era barrettiana, un brano che è spaziale con inserti elettronici verso un’altra dimensione.
Disco particolare, mutevole, ma ricco di fascino, pathos e valore musicale; ribadisco con forza che il nostro ha una sensibilità artistica superiore rispetto ai pupazzetti musicali odierni vuoti e tutti uguali, esempio.
Voto: 8/10
Matteo”Thrasher80”Mapelli