HIGH ON FIRE - Electric Messiah

Entertainment One
Gli High On Fire da Oakland, USA, festeggiano il ventennale della loro esistenza con l'ottavo album "Electric Messiah". Ed il risultato non è assolutamente niente male. I nostri sono tra i più validi rappresentanti di quella particolare corrente denominata Sludge Metal. Vale a dire, per chi non lo sapesse, quell'estremo "imbastardimento" di opprimente Doom Metal, rabbia Hardcore Punk e lisergico Stoner. Bene, vi dico questo: se l'inglese "sludge" si traduce in italiano più o meno con "scarichi fognari" o "rifiuti industriali", i nostri, nel senso buono, vi sono dentro fino ai capelli! Chiariamo subito che, pur non essendo assolutamente un estimatore del genere (ma rispettando chi invece lo è), affermo con certezza che i nostri sono riusciti a centrare in pieno il loro principale intento, confezionando un prodotto artistico perfettamente riuscito nel merito e nella forma. Mi spiego: la voce catarrosa e rabbiosa ai limiti dell'atonalità, l'informe e putrescente melma di bassi distorti e di chitarre ruvidissime e pesantemente downtuned, le alternanze e gli assortimenti di ritmi mosheggianti, forsennatamente veloci ed esageratamente rallentati, senza troppi fronzoli e con abbondanza di doppia cassa e del tipico "D-Beat" hardcoreggiante, sono tutti elementi che, amalgamati assieme in cotal maniera, sono capaci di causarmi un senso di reale, disperata inquietudine in ogni più piccola parte del mio corpo. I nostri, tra l'altro, ci introducono immediatamente alla rabbia musicale da bassifondi con una opener, "Spewn From The Earth", dal ritmo sostenutissimo e meravigliosamente hardcoreggiante, chiarendo senza ombra di dubbio che nella progressione delle tracce successive, nessuno si salverà. Altrove abbiamo brani dalla durata a volte anche piuttosto eccessiva, seppur caratterizzati da assortite variazioni di ritmo (uno su tutti, tra l'altro dal titolo meravigliosamente riuscito: "Sanctionated Annihilation")... ma sempre con il medesimo, rabbioso e sinistro estro musicale, tra l'altro beneficiante di una produzione e di una perizia strumentale molto buone. Le chitarre riecheggiano nel loro timbro sonoro le impietose e frenetiche "motoseghe" create da Thomas Skogsberg per gli Entombed. Ma asservite ad una dimensione musicale e concettuale assai più realistica e profondamente sentita del semplice Death Metal "d'annata". In effetti, ho già affermato sopra quanto l'Hardcore Punk sia un'importantissima matrice sonora originaria dello Sludge. E qui si respira tutta. Dall'inizio alla fine. A simboleggiare lo straniamento e l'inquietudine, ed assieme la rabbia infinita, che scaturisce fuori dalla ormai malata e putrescente società industrializzata, dove ognuno di noi vive oggi quotidianamente la propria misera vita... e non certo priva di copiose e straripanti quantità di "scarichi fognari/industriali" (sludge, appunto). I nostri, insomma, sono davvero bravi. E testimoniano una cosa importantissima: fintanto che il mondo sarà così come lo abbiamo ridotto noi esseri umani, forme espressive come lo Sludge hanno sì piena ragione di esistere. Un avviso agli estimatori del genere: il disco è bellissimo. Compratelo. Un avviso ai novizi: l'ascolto è consigliato solo se siete disposti e fare un viaggetto ideale tra i più maleodoranti sobborghi industriali delle grandi città americane (e non). Se volete che la vostra vita continui ad essere tutta rose e fiori, e non vi interessa quindi minimamente vedere da vicino certe realtà causate esclusivamente dall'essere umano (neppure per cercare di migliorare le cose)... beh, sappiate che siete parte del problema. Il disco non fa per voi. Continuate ad ascoltare esclusivamente Lady Gaga. 

Voto: 8/10 

Alessio Secondini Morelli