GORGON - The Veil of Darkness

Osmose
Ecco un disco che profuma di zolfo e black metal; calma, vero che troppi dischi che intasano la scena tentano di imitare ,a volte male la vecchia scuola. In questo frangente però, non s’intende di imitazione, ma di una persona che incarna la vecchia guardia che ha iniziato il tutto; perché il buon Chris che governa questa formazione resuscitata con questo disco c’era già nel lontano 1991! Dopo 19 anni di sonno, il nostro esce dalle nubi caliginose per proporre un disco che è coerente con la storia non solo del genere, ma soprattutto della sua band. L’opener “Son of perdition”, ci fa già capire in che dimensione infernale siamo capitati. Pochi arpeggi di chitarra e voci sussurrate e rumori d’oltretomba ci aprono le porte dell’inferno. “Still six six six” è potentissima, riffing thrash metal e batteria veloce e con colpi ben assestati. Il buon Chris ha uno screaming alto, feroce e si sente anche un profumo di heavy metal in alcuni riff chiaramente d’ispirazione venomiana; brano che acchiappa grazie ad un chorus e alla semplicità genuina del nostro. “This is war”,è un brano che il buon Cronos sarebbe orgoglioso di avere; brano in up tempo potente, chitarroni zanzarosi che profumano di black/thrash metal con una punta di N.W.O.B.H.M. infernale ispirata alla band di Newcastle. Il buon Chris ha uno screaming adattissimo e il chorus è tutto da cantare; il riffing è preciso e le ritmiche potenti ed è impossibile non fare su è giù con la testa a ritmo delle rullate. La titrletrack è una cavalcata nerissima, riffing freddi d’ispirazione nordica e uno screaming acido sono la costante di un lavoro malvagio. Pura vecchia scuola, nei chorus doppiati vocalmente e un brano che ti prende grazie ad una composizione efficace. “The roots of my fantasies” è un brano nerissimo, furioso nel suo incedere in up tempo cadenzato. Riffing che intrecciano melodie maligne, chorus tutto da urlare ad alta voce e gran lavoro di chitarra. “Posthumous bewitchement” inizia con un riffing swedish dissonante per poi arrivare in una sfuriata in doppia cassa e riffing serrato di puro black metal. Il musicista francese sa bene quello che vuole fare e i chorus sono costruiti benissimo, come le melodie maligne e zanzarose, e anche qui l’ispirazione è a certo metal classico e sorpresa, a dare manforte in sede vocale c’è la nostra Cadaveria. Un disco che è totalmente devoto ad un certo modo di concepire l’heavy estremo; qui non esistono concessioni moderne, ma tanta passione per un genere che ha ispirato legioni di ascoltatori, quindi mano al portafogli. 

Voto: 7.5/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli