Armored Saint - Legend Milano - Domenica 11 Novembre 2018

In questa nebbiosa serata di novembre in partenza verso il mitico Legend, per lo spettacolo degli storici Armored Saint. In fila conosco vari metallari e si parla di concerti e dischi. Oggi un concerto per tutti, ma chi ha colto il richiamo sono solo (quelli che ho conosciuto io …) dei palati di bocca fina, (non siamo ad un concerto dei pur mitici AC/DC o dei Guns’n’Roses, Aerosmith, Bon Jovi dove porti la ragazza per far colpo, che anche se non te ne intenti qualche canzone l’hai di sicuro ascoltata) Oggi solo preparatissimi metallers armati fino ai denti. 

Mentre aspettiamo l’apertura delle porte parlo con vari intenditori, quasi tutti old school, di Vicious Rumors, Threshold, Jag Panzer, Savatage, Omen, Iron Angel, tanto per citare quelli più famosi, L’ascolto di una band come quella di stasera non è dato dal caso, ma è frutto di una ricerca, di una maturazione, di una passione, e arriva da un’epoca dove non c’era internet ne per le informazioni sulle “band similari a” e tantomeno per il “download dell’intera discografia” … piacevolissima e altamente impegnativa la conversazione, in quanto o hai musicalmente vissuto gli anni 80 e 90 in modo attento, o sei un incallito metal fan, altrimenti è meglio non parlare di musica con il pubblico di stasera, si rischia solo di fare delle enormi e pericolose figuracce. 

Qui tutti sono preparatissimi su tutto quello che riguarda la storia underground del metal, e dei gruppi che, nonostante non abbiano avuto il successo meritato, hanno contribuito non in poca parte a far crescere il movimento e a tenere la cenere ardente, senza che mai si consumi. Dopo questa premessa che è indispensabile per far capire chi nel 2018 è presente, ed un piccolo disguido con l’accredito entro finalmente nel locale. Stanno suonando gli Athrox che aprono le danze a questa serata. Sono al loro secondo disco uscito questo venerdì. 

I ragazzi sono molto convinti del loro, io poso gli occhi sulla bravura del chitarrista solista e del loro batterista. Il pubblico risponde bene al loro spettacolo. Dopo una lunga attesa dovuta al sound-check : Ladies and gentlemen … From Los Angeles California …. The Doors … ahhhhh nooooo …. quello era un altro concerto di qualche anno prima …. Eccoli: gli Armored Saint!! Mega ovazione per tutti, ma a John ed a Joey il saluto maggiore. Comincia lo show: March of the saint!!! Ci sono, sono proprio arrivati, e ci stanno pettinando tutti !!! 

Il delirio, aprono col loro cavallo di battaglia, in quel momento li raffiguro tutti borchiati sulle motociclette con un castello dietro (dove ho già visto questa immagine…?) Una botta fuori misura, due chitarre taglienti, un basso presentissimo caldo, rotondo, ed una voce che conosciamo bene ci regalano uno spettacolo che dalle 10.15 alle 11.50 circa non dico che “non ha paragoni”, ma quasi. Segue Long Before I die dal loro Delirious nomad, e Chemical euphoria da Rising Fear. A questo punto una pausa: John spiega che hanno suonato un pezzo per ognuno dei primi tre dischi, ed ora si accingeranno a suonare TUTTO il disco Symbol of Salvation. Un album per loro importante, che ha segnato una svolta anche nella carriera e nella line-up della band,stessa, come tutti sanno le canzoni dell’album sono state scritte tra il 1988 e il 1991 con il chitarrista originale David Prichard, prematuramente scomparso prima della effettiva registrazione a causa della leucemia. 

A lui quindi dedicata una canzone ed il pensiero, con un lungo applauso del pubblico. Dato il 25° anniversario, è giusto dare al lavoro il giusto peso. Il concerto prosegue, e l’opinione di fronte a personaggi come questa è “stanno spaccando tutto” !!! Il suono tagliente delle chitarre che duettano, e suonano assoli all’unisono, mi perseguiterà anche per tutto il giorno dopo, ed ho ancora “i lividi” delle furiose e precise martellate di Gonzo. John spiega che alcune canzoni del disco non le suonano dai tempi, per cui hanno loro stessi dovuto re-impararle, ti accorgi ancor di più che sei ad un concerto di una band degli anni ottanta quando senti: “Side a is over, now turn B-side !! Ma che bella “roba” da sentire, grandi anche solo per sta frase!! 

Purtroppo anche il B-side scorre velocemente, con un Bush che scherza col pubblico, scendendo addirittura in platea a cantare quasi tutto un brano !! Unione fa la forza, ed è questo il caso dei nostri Saints, tra di loro sul palco c’è un clima di amicizia e di tranquillità indiscussa e palese. Si parla poi della scena di Los Angeles, per poi ringraziare il pubblico per il sostegno sui dischi vecchi, ma loro scrivono tutt’ora canzoni e album, (ottimi album se posso permettermi…) ed ecco la bomba inclusa in Win Hands Down, seguita poi da una Can U Deliver e una Madhouse cantata a squarciagola e suonata a puntino con una precisione paurosa. Un concerto di grande impatto sonoro, con suoni precisi, assassini e calibrati, e di grandissima resa sul pubblico. Non essendo il mio primo concerto dei Saints, sapevo già a cosa sarei andato incontro, ma i ragazzotti hanno voluto a ‘sto giro veramente strafare, e ce l’hanno fatta!! 

Così deve suonare una band, onore al merito ! I pareri concordi di vari amici presenti allo show, ognuno ha tenuto a precisare che ha una copia del vinile di March of the Saint, quasi come per dire: io c’ero. Posso ritenermi anch’io uno di questi fortunati, che ha seguito e supportato la band fino dall’inizio della loro carriera. La serata si chiude con una bella chiacchierata in zona guardaroba con un amico che non vedevo da tempo e con una sua piacevole e piacente amica! Direi che meglio di così … Il ritorno in autostrada è senza musica, ho ancora in bocca il gusto del concerto, e me lo voglio tenere il più possibile !! 

Flavio Facchinetti