LETHERIA - Death Principle

Saturnal
I finnici Letheria hanno un percorso lungo vent’anni, fatto di diversi ep autoprodotti. Sono una sorta di colonna nell’underground, ma giungono solo adesso al primo album sulla lunga distanza. Un disco che affonda le sue radici nel death metal primigenio, marcio, maligno e di vecchia scuola; sembra sputato fuori da metà anni ottanta. L’opener ”Inverted rapture”viene introdotto da un tappeto di tastiere e cori di taglio monastico per poi entrare di prepotenza riffing maligni, tempi sostenuti di batteria e un growl profondo. Il singer ha un growling intelleggibile; si sente la vecchia scuola qui tra cambi di tempo tellurici, riffing thrash/death maligni e i nostri hanno la passione per queste sonorità e si sente. “Swinelord of devouring and fucking ci assale a colpi di violento blast beats e riffing malsani e marcissimi. Brano veloce, devastante, growl profondo e tempi che vanno dal cadenzato al tellurico; il blast beat è distruttivo e travolge tutto. “Pestchrist” è impregnata di malvagità; basta sentire l’attacco, marcissimi riffing di scuola thrash/death, growl profondo e tempi lenti e pesantissimi. Il brano ha anche dei cambi di tempo in blast beats per variare il grado di violenza, ma se la cava alla grande nei tempi medi con un riffing maligno. “Dead hand path” è un up tempo retto da riffing ossessivo e maligno, anche qui il riffing è a metà strada tra il thrash più nero e il death metal che sta nascendo. Il chorus centrale è ben fatto con cori da battaglia; c’è un profumo vecchia scuola palpabile; cambi di tempo vari anche in blast beats devastante, un brano che non vi si staccherà più dalla testa. “Malaria magdalena” è un brano che ha aperture melodiche quasi metal classico, grande brano dove il riffing sulfureo della band finlandese si sposa con accenni malinconici. Un chorus possente con squarci heavy metal con blast beat incorporato è una gioia per le orecchie; i riffing sono neri e incandescenti, un brano stupendo e costruito benissimo diviso tra malignità e decadenza melodica. “Fire speaks” ha un riffing portante che è semplicemente perfetto, inquietante e maligno; brano sorretto da un valido architrave ritmico veloce e che diventa un up tempo nerissimo. Anche qui ci sono brevi accenni melodici, nonostante la materia estrema, cambi di tempo retti da riffing thrash/death ben calibrati. Un disco che profuma di vecchia scuola lontano un kilometro, ma davvero ben fatto e concepito; perché la band conosce bene la materia e si presenta in maniera ufficiale col botto. 

Voto: 7.5/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli