BEYOND CREATION - Algorythm

Season Of Mist
Come dice il famoso detto, non c’è due senza tre; ecco dopo i nuovi album di Obscura e Arsis, fare capolino il nuovo parto dei grandi canadesi. Nel panorama death metal tecnico, esistono due categorie ben distinte; i gruppi tutta tecnica, smanettoni autoreferenziali ma noiosi come una replica di alcune trasmissioni televisive. E infine i gruppi che sanno bilanciare perfettamente classe, sostanza, capacità tecniche e uso sapiente della melodia; a questa categoria appartengono in pochi tra i quali i Beyond Creation, tornati con un disco fenomenale. L’opener la strumentale “Disenthrall” ci porta in questo viaggio sonoro, con orchestrazioni minacciose e percussioni, il pathos emotivo è forte e percettibile, quasi una colonna sonora di un kolossal. Ed ecco arrivare “Entre suffrage et mirage”; rullate, riffing ad incastro, e un basso sinuoso con un growl potente e profondo; blast beats e riffing melodici e cambi di tempo repentini, ma un senso melodico forte. Il dualismo vocale growl/scream e le chitarre di Simon Girard e Kevin Chartré menano le danze con una sezione ritmica affiatata e tecnicamente sublime; un grande brano melodico, dove il death tecnico si sublima. Grandi anche le percussioni al terzo minuto a dare ampio respiro e un senso orchestrale. “Surface’s echoes” viene introdotto da un arpeggio soft, progressivo, e con un basso che col suono cupo apre a tempi percussivi e si mette in piena luce; le chitarre costruiscono architetture ritmiche ma non perdendo il senso melodico. La forma canzone nonostante l’estremismo musicale della band è rispettato e la tecnica viene dosata a dovere, melodie drammatiche sono parte dell’architrave; grande la parte in blast beats con riffing in scala e un solos in armonizzazione con gusto e virtuosismo e grande senso melodico, per poi tornare a un tripudio death metal tecnico di classe e una coda finale in crescendo con un basso presente e pura estasi. La titletrack è un manifesto di come fare un grande brano articolato eppure coerente, senza sbavature e con grande senso melodico. Rullate, tempi medi, un basso presente e riffing ad incastro; doppio cantato growl/scream, melodia presa a piene mani; un solos virtuoso e ricco di senso melodico pur nei cambi di tempo anche in blast beats. Ma non è tutto, il brano ha anche un intermezzo progressivo, rilassato con una chitarra fusion, si sente la passione dei nostri verso il prog/jazz; un solo stupendo che spezza l’aggressività del brano che riprende sul finale con un basso che si concede un solo da brividi. “The inversion” ha anche un ospite alla voce ovvero Youri Raymond degli Unhuman; è un brano con un blast beat e riffing melodici e il basso che mena le danze, il dualismo vocale ci sta a pennello con aggressività e grandi aperture in tempi medi arricchiti da rullate e inserti di doppia cassa e un saliscendo ritmico a opera di chitarra e basso prima di un solo gustoso. Il brano è ricco di influenze prog e jazz incastrate in un contesto estremo, basta sentire l’arpeggio prima dell’entrata in blast beats; grande coda in arpeggio prima della esplosione finale possente. Un disco eccezionale, un manifesto di come dovrebbe essere un disco di death tecnico intinto in soluzioni prog e jazz; qui la tecnica è asservita al sapiente gusto della band di bilanciare aggressività e melodia, da avere! 

Voto: 9/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli