King Crimson, live Cavea Auditorium Parco della Musica, Roma - 22/07/2018


La vera musica esiste ancora. Si potrebbe cominciare così descrivendo ciò che ho visto domenica 22 luglio presso la Cavea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma. Non è ,solo, una questione di gusti ma ,realmente fa piacere,ed allo stesso tempo , riflettere come un gruppo che realizzò il primo album nel 1969 , riesca ad attirare e fare vibrare tanta gente.La cavea era colma di gente ,oltre i vecchi affezionati, anche di giovani e questo è un segnale positivo. Dopo la voce fuori campo che invitava a non riprendere con i cellulari nè scattare foto durante il concerto, alle 21.00 puntualissimi ecco i King Crimson salire sul palco accolti da una ovazione da stadio.

Bene si inizia dal trio di batterie per poi cominciare con le "armi pesanti" , gli imprescindibili del gruppo che ha attraversato tutti i suoi periodi. Da Red a The Power of Believe sino ad arrivare agli esordi con molto materiale tratto da In the Court of the Crimson King e In the Wake of Poseidon . Sin dall'inizio di vede ,per fortuna, una piccola diversità riguardante l'uso e l'alternarsi dei tre batteristi rispetto ad un pò di tempo fa. Non suonano sempre in contemporanea , anzi Jeremy Stacey ha suonato più le tastiere , pianoforte , durante l'intero set. Questo ha reso più fluido e meno pesante il sound che era ben equilibrato con gli altri strumenti. Si notava un maggiore amalgama nel gruppo, sembravano tutti più distesi e complici nel suonare insieme. Dopo una pausa di 20 minuti c'è stato il ritorno sul palco e si è continuati a sentire di tutto . E' comparso anche Discipline ed una gran sorpresa il Bolero: The Peacock's Tale tratto da Lizard , forse ,il momento più "romantico" del concerto con le tastiere che sostenevano Robert Fripp in serata di grazia. Starless ha rimesso a posto la giusta malinconica tensione e non c'è stato il tempo per emozionarsi troppo perchè dopo è"comparso" larks tongues in aspic che ha riportato alla mente il motivo per cui si stava li.

I saluti finali hanno fatto di nuovo scoppiare applausi e richieste di bis che ,ovviamente, i King Crimson hanno servito da par loro. Appena si sono sentiti i rumori in sottofondo il pubblico si è alzato in piedi per "accogliere" 21st century schizoid man suonato in modo superlativo, tirato con qualche divagazione che ben ci stava sino al solo alla batteria dell'immenso Gavin Harrison che in quei momenti ha dimostato di appartenere ad un altro mondo-)).Alla fine , con Tony Levin che ha uscito la sua digitale , momento liberatorio per le foto . Concludendo si può solo dire che è stata una serata magica con tutti i componenti del gruppo al top e che ha lasciato una forte emozione . Nel loro tour ,ogni sera, diversificano un pò la scaletta,però dopo uno spettacolo del genere che si può desiderare di più dalla vita? La vera musica esiste ancora.

Massimiliano Monopoli