IRON ANGEL - Hellbound

Mighty Music
Gli Iron Angel sono un'antica speed metal band tedesca. Le origini del gruppo risalgono ai primi anni Ottanta ma il successo non e' mai arrivato e negli anni ci sono state svariate split e reunion. Attualmente solo il cantante Dirk Shroder riconduce al nucleo storico. I chitarristi Robert Altenbache e Mishi Meyer cosi' come il bassista Didy Machel e il batterista Max Behr sono subentrati in questi ultimi anni. Lo speed metal quando iniziarono a uscire i primi dischi di gruppi come gli Exciter sembrava il punto d'arrivo della violenza sonora. Si trattava di heavy metal di stampo NWOBHM accelerato e indurito con influenze hardcore punk. Poi sono arrivati i Metallica, il thrash metal e tante altre cose e le carte si sono mescolate parecchio, relegando di fatto il fenomeno speed nell'angolo. Gli Iron Angel sono stati dunque parte attiva di quella scena. Loro c'erano, e a quanto pare ci sono ancora. Questo ultimo lavoro, Hellbound, non deludera' le aspettative degli amanti del genere. La musica che si ascolta e' violenta, veloce e rabbiosa. Le ostilita' sono aperte da Writing On The Wall, che fin dal riff e dal treno ritmico che parte ci conduce in atmosfere molto ottantiane. Si prosegue su coordinate simili con Judgement Day. Le chitarre sono implacabili, la sezione ritmica non perdona e la voce urla rabbia senza tregua. Hell And Back propone un accenno piu' melodico fra la robuste maglie del sound, e si va su ritmi un po' piu' rallentati. Carnivore Flashmob con i suoi sei minuti e' il brano piu' lungo del disco e anche uno dei momenti piu' convincenti. Si parte sparati e ci sono poi rallentamenti e accelerazioni che rendono molto eccitante il risultato finale. Blood And Leather inizia con un riff molto NWOBHM che poi si risolve in modo piu' speed. Ancora assalto sonoro con Deliverance In Black, mentre Waiting For A Miracle, pur essendo un brano potente, ha una linea melodica piu' accentuata. La title track Hellbound parte "a mitraglia" e continua il turbinio di aggressivita' che ci accompagna dall'inizio del disco. Anche gli ultimi due brani, Purist Of Sin e Minstry Of Metal, non presentano particolari sorprese o varianti sul tema. Hellbound e' un disco monolitico, certamente non innovativo nel 2018, ma la sua classica graniticita' piacera' a tanti cultori di certe sonorita' che trentacinque anni fa costituivano il nuovo nella scena metallica mondiale. 

Voto: 7/10 

Silvio Ricci