HOPELEZZ - Stories of a War Long Forgotten

Massacre
I tedeschi autori di un thrash metal moderno, tornano con la terza fatica a distanza di due anni dal precedente. Solitamente il terzo album viene definito l’album della maturità, la cosiddetta prova regina per vedere se una band ha acquisito maturità a livello personale. C’è da dire che i nostri pur strizzando un occhio alle sonorità metal moderne d’oltreoceano, hanno i punti cardine nel thrash metal modernizzato a dovere ma riconoscibile. L’intro “Ich bien krieg” è una partitura arpeggiata di chitarre acustiche, dal taglio drammatico con una voce sofferta che canta in lingua madre; una melodia solenne e malinconica viene poi amplificata da un mid tempo potente, elettrificato e uno screaming arcigno e chitarroni in tremolo compressi e compatti. “War against war” è potente, diretta e veloce; riffing devastanti, mid tempo che risente di influssi “core” ma più pesanti; un climax di alta tensione che alterna sfuriate a tempi più lenti. Apertura melodica nel chorus, ma senza la zuccherosità appiccicaticcia di molti gruppi modern metal, qui si devasta;il growl è iroso e la melodia heavy è presente. “The beast” è moderna, tellurica e fatta di riffing compressi, breakdown e screaming; up tempo con una sezione ritmica molto compatta e aperture pulite nei cori in contrasto con lo screaming. C’è un’apertura molto swedish con armonizzazioni e chitarre grattate e solos che più metal non si può; si sente che i nostri hanno abilmente i piedi poggiati fra le due sponde dell’immenso fiume che è la musica metal. La titletrack è veloce, percussiva e thrashy; doppia voce in tono growl/scream, chitarre compresse, blast beats e basso compresso. Ci sono anche breakdown pesantissimi con un chorus pulito e chitarre armonizzate a voler immettere più pathos; nel mezzo c’è una parte arpeggiata con voce pulita che poi sale di grado e armonizzazioni nel finale, buonissimo brano. “What you deserve” è anche questo un proiettile modern thrash veloce diretto con chitarre che sono graffianti; per poi rallentare con chorus pulito molto metalcore, ma poi riprende a correre con dualismi vocali in scream/growl. Questo dualismo aggressivo/melodico strizza l’occhio verso un sound di taglio americano ma con più dosi metal, basta sentire le chitarre potenti e i solos, i nostri sanno abilmente immettere benzina nel fuoco della loro proposta musicale. Un bel ritorno che riesce a sintetizzare vecchia scuola e moderna in un mix interessante; primo concept per i nostri e come ciliegina sulla torta la cove estremizzata a dovere del classico di Bonnie Tyler “Holding out for a hero, ben fatto. 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli