HALCYON WAY - Bloody but Unbowed

Agonia
Gli americani Halcyon Way, sono stati una bella sorpresa per me; ne avevo sentito parlare un gran bene, ma ora che ho sottomano l’ultima loro fatica; posso confermare l’assoluta bontà dei nostri. Perché il prog metal della band nativa di Atlanta, non è solo un mero sforzo di tecnica, ma soprattutto è far combaciare tre punti cardinali, ovvero : tecnica, emotività e impatto in un mx incredibili. La band tira fuori gli artigli e a tre anni dal precedente disco “Rebellion”; ecco la nuova fiammante fatica. “Devolutionized” è un’introduzione; parte con orchestrazioni, epicità a mille con chitarroni che richiamano i maestri Queensryche; un mid tempo roccioso con cori e il singer dalla potenza vocale immensa, un brano possente e pieno. La titletrack è un maglio distruttore, ritmiche thrash metal in un tessuto arcigno; riffing pesantissimi e grande uso melodico nell’uso della voce che viene doppiata da un growl sporco di death metal. Questo è il pregio dei nostri, saper guardare oltre l’orticello, grandi cori ad alta presa a livello di pathos che s’incastrano alla perfezione; sentitevi i solos, articolati ma al servizio del brano che ha anche uno spunto in blast beat, coinvolgimento puro! “Slaves to silicon” inizia quasi in modo industrial per l’uso del riffing freddo e graffiante e l’elettronica; ma è la capacità dei nostri di guardare e integrare a rendere stupendo il brano nell’apertura melodica con un ritornello che farà la gioia di molti. Anche qui il growl viene dosato e rendere aggressivo il brano ma in maniera ragionata, perché il prog ha regole precise anche se in costante evoluzione, solos spiccatamente heavy metal, virtuosi ma da brivido. “Ten thousand ways” è un brano potente che gioca anche con dinamiche heavy melodiche, up tempo incalzante con un singer in stato di grazia , chitarre che sanno dare estro e melodia e un chorus da cantare a piena voce. Un brano che difficilmente vi scorderete perché la band è abile e usare melodie di ampio respiro e impatto con dosi tecniche. “Crowned in violence” è impatto puro, un brano che alterna quiete e tempesta; il singer ci porta verso territori ricchi di pathos con un brano che è un up tempo prog/thrash e un’apertura melodica nell’inciso con cori che richiamano ancora in cattedra i progster di Seattle. Grande prova della band che da una prova quadrata, violenta ma sempre con il punto fermo della melodia e del pathos e sentitevi l’armonizzazione da pelle d’oca. Un disco eccellente, un album da prendere e non mollare ma farlo scorrere a ripetizione nello stereo, per carpirne ogni bellezza; grande ritorno. 

Voto: 8.5/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli