TREMONTI - Dying Machine

Napalm
In un momento storico particolare che vede la netta crisi delle case discografiche per il calo delle vendite che si registra già da qualche anno, diviene sempre più complesso non sacrificare la qualità nella presentazioni di un prodotto musicale. In questo contesto molto spesso si crea una netta opposizione tra musica ricercata, nuova e sperimentale, ormai sempre più rara e ascoltata dall’élite, e la cosiddetta musica commerciale, più alla portata di tutti e diciamolo ultimamente in questo filone si sono inserite anche produzioni pessime. Oggi con piacere invece avvaloro la mia tesi, con orgoglio presento artisti che ‘funzionano’ sul mercato discografico ma che per niente al mondo sono disposti a sacrificare la qualità delle loro produzioni. Parliamo di artisti come Mark Tremonti e la sua band formatosi nel 2012. Quest’artista ha militato come chitarrista prima nei ‘Creed’ quando proponevano il loro’ Alternative Christian Rock’, e sempre nello stesso ruolo anche negli Alter Bridge, insomma sempre in secondo piano. Mentre da solista dal 2012 ha pubblicato ben 3 album, tutti diversi e ciascuno l’evoluzione del precedente, un caso raro, fra queste notevoli produzioni annoveriamo quella che può essere una pietra miliare dell’Alternative Metal “All I Was”. Ma I Tremonti fanno di più, l’8 giugno del 2018 pubblicano il loro quarto e ultimo album che non tradisce le aspettative dei fan, a cura della Napalm Records, una mera garanzia. Questo disco sembra essere un trionfo di riff magnifici, emozioni pure, testi che raccontano vita vissuta ed esperienze dei componenti della band. C’è da dire che grazie alla scelta di intraprendere la carriera da solista Mark ha portato alla luce tutte le sonorità Metal che ha sempre amato. 14 tracce, e nessuna lasciata al caso, c’è da sottolineare che la cura per il songwriting per questo artista è sempre stata mostruosa e in questo platter pare superarsi ancora. La line-up per questa produzione è la stessa ad eccezione di Van Halen junior, il suo posto è stato preso da Eric Friedman nelle vesti di bassista, così come agli albori della sua carriera. Parliamo di genere, questo disco guarda al passato ma anche al futuro: se strizza l’occhio al ricco repertorio della musica Heavy and Melodic Metal, non si fa di certo mancare la base Hard Rock da sempre presente nel ricco sound della band, ma questa volta c’è di più registriamo addirittura contaminazioni blues, che delizie per le orecchie. L’Album si apre alla grande con “Bringer of War” potente, unico, e suoni martellanti si susseguono senza sosta. Merita tutto un capitolo a sé la canzone più bella della raccolta, la title track, 6 minuti tutti da gustare al top, gli assoli sono da paura, dopo solo sei tracce si ha già l’impressione di volare a livelli davvero alti. Poiché sono numerose le tracce anche le ballad sono tante, scelta che non sacrifica comunque l’energia del tutto, “Trust” è magnifica ma “The first e the Last” non sembra da meno. Ci sono anche pezzi più orecchiabili come “As the Silence Become Me” e “Desolation” più votate all’assimilazione immediata. Non si ferma il talento di questa band che in chiusura piazza il pezzone sperimentale, “Found” come a dire che la strada da percorrere è lunghissima e questo è solo un altro capitolo, non possiamo che esserne felici allora. Mark Tremonti è un’artista raro che mette il suo talento e le sue emozioni al servizio della musica, grande chitarrista e cantante ci ha fatto un regalo inestimabile. Thanks Boy! 

Voto: 8/10 

Angelica Grippa