Firenze Rock, Ozzy Osbourne + Avenged Sevenfold + Judas Priest + Amphitrium (Ippodromo del Visarno - Firenze - 17/06/2018)

Un’ottima occasione di viaggio oggi da Bergamo a Firenze, giustificato da due forti eventi: la prima volta che vedremo i Judas Priest senza la presenza alcuna delle due asce storiche, e l’addio ai tour di Mr Crowley: il signor Osbourne, il resto è puro contorno. Arriviamo alla location: la Visarno Arena, l’ippodromo, la giornata è calda e umida, ma a tratti nuvole benevole ci danno un minimo di sollievo. Il pubblico non è così numeroso come nelle serate dei Guns e dei Foo Fighters, dove il “rock delle masse “ richiama anche tanti curiosi. Qui oggi pochi (se così si può scrivere, l’arena è piena) ma buoni. Il posto è molto vivibile, potessi dare un voto alla location 8. L’acqua e le birre le hai in mano in un attimo, così come i panini o altre cose che vuoi mettere sotto i denti.

Ci sono vari punti dove poter comprare il merchandising ufficiale, per cui poche code anche li. Ci sono inoltre incaricati che con delle pistole ad acqua bagnano vaporizzando il pubblico e delle docce per dare sollievo. Tribune aperte, maxi-schermi: location alla grande… per quanto mi riguarda nessun neo, ottimo anche il servizio di security ragazzi disponibili e pronti a risolvere i problemi eventuali che possono crearsi. Veniamo alla prima diatriba e mormorio della giornata, lampante per chiunque abbia avuto sottomano la scaletta del concerto: Avenged suonano dopo i Judas Priest. Capendo comunque che gi Avenged oggi sono più main stream dei vecchi rockers degli anni 70…. (ma volendo fare torto a nessuno …. La storia non ci insegna niente? Non insegna niente più nemmeno alle “giovani leve”? Cercando di far capire quale è la storia della musica che ascoltiamo ed adoriamo?) ci sono vari malcontenti per questa scaletta che non rende giustizia al “prete traditore”.

Arriviamo giusto giusto in tempo per assaporare Tremonti, Carlo scusami tanto ma anche sto giro non sono riuscito ad ascoltare i tuoi Amphitrium dal vivo, mi farò perdonare... Le canzoni dei “Tremonti”, che conosco poco, devo dire la verità, le trovo molto rock e poco “metal”, anche se molto potenti, lui è un ottimo chitarrista ed ha un’ottima band, ma l’attenzione è su quello che verrà dopo non uccidetemi, ed intanto mormorii sulla scelta degli organizzatori… non voglio mettere il dito in nessuna piaga, prendo solo atto dei discorsi della gente in parte a me durante l’attesa. Sono le 17.20 circa e i sacerdoti del metallo cominciano lo spettacolo. Non vedere sul palco Downing devo dire “sono abituato” ormai, ma non vedere il “mio Glenn” mi mette tanta, tanta tristezza. Lo sostituisce un altro gotha del metal, il chitarrista produttore Andy Sneap, che in questa sede rimanda la stragrande maggioranza degli assoli di Tipton all’altro chitarrista, “al biondo”. In effetti la band c’è, tre quinti della formazione sono “sempre loro”, ma la mancanza dell’altra ascia si ripercuote per me a domino su tutto il resto della band.

Non voglio parlare del volume ridicolo con il quale hanno fatto il concerto, pensavo di essere sordo, ma una volta raggiunti gli amici che mi ero lasciato alle spalle a metà concerto, capisco di sentirci benissimo quando asseriscono anch’essi che il volume di uscita era “ai minimi sindacali”. Il brevissimo spettacolo fatto da Halford e soci di circa un oretta comprende tra le altre (posso essermi dimenticato qualcosa) la titletrack del nuovo straordinario Firepower, Grinder, Sinner, Bloodstone, Lightning strikes, l’arrivo dell’immancabile motocicletta per l’esecuzione di Hellbent for leather, poi Travis esclama: “What you wanna hear ?? Ma cosa vuoi che vogliamo ascoltare ora Scotty ??? Painkiller !!! qui il nostro biondo sbaglia scala durante l’assolo paurosamente, la butta sul ridere, e devo dire che mi fa quasi piacere, anche gli dei posso sbagliare !! Una bella Tyrant con tanto di intro che non sentivo da un pezzo fatta live, Freewheel burning, You’ve got another thing comin’, Turbo lover… il “prete” annuncia che tornerà presto, ma oggi nonostante un concerto mostruoso mi lascia con l’amaro in bocca per la poca durata dello stesso.

Non so se voi avete mai visto i Fight negli anni 90 o gli Halford negli anni 2000, ma questo concerto ha più un gusto simile, che il sapore di un concerto dei Judas Priest... Seguono gli Avenged Sevenfold (sono le 18.30 circa) che ormai vantano un gran numero di fans. Bravi i ragazzi a suonare, ottimo lo spettacolo con giochi di fuoco siamo ormai all’imbrunire e l’effetto del fuoco è ancora più evidente e particolare, tra le altre canzoni l’immancabile pezzo con tanto di “album dei ricordi” per il batterista mancato nel 2009, con immagini sui grandi schermi di foto dell’epoca non pubblicate della vita del batterista e della band stessa con lui, il delirio scatta a Nightmare, la canzone che da il titolo all’album dove ha suonato anche Portnoy.

Di rilievo anche Hail to the king, e Buried alive, Non fai a tempo a girarti che anche il loro spettacolo finisce in un lampo. Sono le 21.15 circa quando il “Prince of Darkness” calca le scene. Visibilmente ringiovanito, non solo nel fisico, qualche anno fa si trascinava letteralmente, ma anche nella voce e soprattutto nello spirito (non santo). La botta è unica e di una potenza indescrivibile. Lo segue una band da paura con addirittura il figlio di Wakeman che si alterna tra tastiere e chitarre capitanata da uno dei migliori chitarristi worldwide, un figlio di Ozzy, un devoto ai Black Sabbath: Zaccaria è tornato !!! chissà che agnello grasso avranno fatto fuori questi al ritorno del “figliol prodigo”!!! Mr.. Wylde sfodera una chitarra più bella dell’altra e un suonare da paura, risparmiandosi di nulla. Anche lui sembra ringiovanito delle mosse e soprattutto nel suonare. Quando vedi dei numeri uno così, gli altri si cancellano in automatico, senza nemmeno la richiesta di conferma (Are you shure? Yes!!!) l’effetto delle luci e dei laser è qualcosa di fantastico, così come la musica nell’aria, un ottimo coronamento.

Il concerto si apre con Bark at the moon, Mr Crowley, I don’t know, lo zio mi vuole far morire oggi !!! Seguono Fairies, Suicide solution, No more tears, Road, un medley ed un assolo di Zakk su War pigs, dove stavolta e’ Ozzy a sbagliare una strofa che canta bla bla bla ridendo e facendo fare un sorriso a tutti. Ma a lui tutto è permesso ! Segue poi un (lungo forse anche troppo) complicato ma comunque di effetto assolo di batteria di Tommy Clufetos, già presente da qualche anno in formazione, si prosegue con I don’t wanna change the world e la stupenda Shot in the dark con le sue atmosfere a dir poco magiche. Un’uscita dalle scene che meglio di così non si poteva chiedere. Crazy train: il delirio in terra!!! L’effetto luci e scenografico cambia di canzone in canzone, rendendo tutto molto, molto suggestivo.

Il sound della band ti entra nello stomaco sia nei momenti più dolci dello spettacolo, gli assoli melodici e le atmosfere, che nelle canzoni coverizzate dell’altro zio (il Tonino). I riffs di Iommi suonano oggi più che mai attuali e quindi le cover fatte dalla Ozzy band dei Black Sabbath riecheggiano nell’aria come fucilate potentissime. Dopo un attimo di pausa eccoli ritornare per una Mama i’m coming home con un assolo che ho ancora i peli sotto la pelle e la finale Paranoid, che molte volte ha terminato i suoi show. Mentre stiamo abbandonando l’arena, ci giriamo, un ringraziamento rivolto al palco: Thank you Mr Osbourne for the emotions since the eighties!! Thank you very much!! Hai veramente accompagnato con la tua musica la mia vita!! (così come molti altri artisti del metal che reputo dei parenti ormai…) Chissà se mai lo rivedrò l’uomo che ha staccato con un morso la testa ad un pipistrello…. Al ritorno verso casa un vero uragano di pioggia e vento con lampi potentissimi… non so se l’avete mai sentito ma riecheggiava come l’inizio di un disco di fine anni 60, con una strana donna con dietro uno strano inquietante cascinale …. È il cerchio che si chiude ? Dedicato ai miei compagni di ventura Ricky ed Alex che hanno contribuito con la loro compagnia a rendere la giornata da già piacevole ad ancora più fantastica. 

Flavio Facchinetti
foto Loud And Proud