THELEMA, Simone Canepa: "Thelema è inteso come la volontà di seguire il sogno musicale"


Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

L’album nasce come un lavoro autobiografico, è la narrazione di un ciclo di vita (il primo e l’ultimo brano sono collegati e consequenziali). Che genere ci troverete dentro? Quello che rispecchia ogni pezzo: sonorità acustiche, progressive, metal, ogni singolo ha una propria sfera emotiva e sonora.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

La band è nata da un progetto del chitarrista Simone condiviso in questi ultimi anni con Beatrice.

Come è nato invece il nome della band?

Thelema inteso come volontà di seguire il sogno musicale.

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

Le tematiche sono prese per lo più dal ciò che viviamo, emozioni particolari e situazioni. Non mancano tuttavia scenari ricollegati all’universo americano. Un qualcosa che ci suscita un’emozione lo trascriviamo in note, ecco perché la varietà di genere. I testi hanno un peso molto rilevante, non siamo fans sfegatati dei virtuosismi negli arrangiamenti e il testo o comunque la melodia del cantato sono le prime cose che rimangono in mente a chi ascolta. 


Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

La variabilità di genere può incuriosire e di sicuro non annoia, passare da un universo ad un altro tiene viva l’attenzione. È un album a tutto tondo, da pezzi più divertenti si va a pezzi più strutturati, più tristi, più incazzati o più evanescenti.

Come nasce un vostro pezzo?

Alla base c’è Simone: scrive un testo e una melodia basilare. Ci propone il tutto e ognuno cuce qualcosa sopra, si va anche per tentativi, lavoriamo sia individualmente che tutti insieme. La cosa bella è che è tutto spontaneo, come un brainstorming dal quale viene poi fuori un risultato finito, guizzante ma ponderato.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

Penso che The Crow sia il brano sul quale ci sia più da riflettere, sia a livello testuale che a livello di arrangiamento, ci sono atmosfere molto varianti e variabili ma con un filo logico comune.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

Qualsiasi! Ognuno di noi porta il suo, che sia metal, funk, lirica. Personalmente da cantante ho messo dentro molti generi in questo album, parti liriche, parti rappate, nei nuovi lavori potrebbe esserci anche del growl. Ma sicuramente band quali Lacuna Coil, Metallica, Pantera e simili ci hanno dato un imprinting iniziale.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?
  
Mosse future: scrivere e suonare; stiamo lavorando a qualcosa di nuovo, le idee sono tante e la voglia di fare ancora di più! Sicuramente inizieremo un tour anche perché alla fine è la mossa più genuina per un musicista, già scalpitiamo!

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

Per ora no. Un DVD dovrebbe comprendere uno “show” di impatto anche scenico e quindi visivo e in questo momento le priorità sono altre. L’album dal vivo sarebbe bello ma se mai sarà realizzato sarà rimandato a data da destinarsi.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

Domanda di riserva? La scena musicale italiana è imbarazzante, si scimmiotta l’America promuovendo ragazzini usciti dai Talent che più di cantare su una base non riescono a fare. A livello di Underground ci sono persone con i controcoglioni ma non vengono calcolati più di tanto, nel Bel Paese si guarda a “quanti soldi puoi fare?” piuttosto che “quante emozioni puoi trasmettere?”. Rimangono i Big della canzone italiana, ma il ricambio generazionale è già in via d’estinzione. Come band si è in più persone, quindi bisogna già mettere d’accordo più teste, trovare gli obiettivi comuni e raggiungerli tutti insieme nello stesso momento e soprattutto devi piacere in toto.

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

Molti considerano Internet e i social network come Baba Jaga. A noi piacciono, non solo puoi promuoverti con molta più immediatezza e raggiungere confini più vasti, ma puoi conoscere e quindi spalleggiarti con altre band alla tua portata.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

Il genere che suoniamo è vario proprio per valorizzare ognuno di noi al meglio. In ogni pezzo non tardiamo mai noi stessi e ognuno mette ciò che può sia a livello tecnico che a livello di sonorità e background musicale.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

Beh siamo italiani, la voce è femminile e strizziamo l’occhio alle sonorità metal… Dire Lacuna Coil sembra così banale e scontato?

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Non stiamo a sviolinare di sentirci o simili, cioè fatelo, ma soprattutto vi diciamo di credere in quello che fate. Tante persone lasciano la musica perché “tanto non ci potrò mai vivere”… Questo perché si pensa al mestiere del musicista in due modi: quando suoni in cantine insonorizzate con i cartoni delle uova oppure quando sei un mostro sacro alla pari dei Pink Floyd. Ragazzi ci sono molte più sfumature in questo mondo, perciò rimboccatevi le maniche e mettete su un qualcosa.

Maurizio Mazzarella