ANGELUS APATRIDA - Cabaret de la Guillotine

Century Media
La Penisola Iberica, non è conosciutissima nel panorama heavy metal, spesso perché diverse formazioni, rimangono confinate al mercato interno. Ma se pensiamo al panorama hard/heavy metal, la Spagna ci ha donato formazioni di pregio come i Baron Rojo, i Mago de Oz, i Tierra Santa; nel thrash si sono conquistati i galloni sul campo gli Angelus Apatrida. Ritorno col botto a distanza di tre anni dal precedente lavoro, ma questo album macina pesantezza e impatto a piè sospinto. L’opener “Sharpen the guillotine” apre le danze con arpeggi di chitarra tipici del genere, per poi deflagrare con riffing assassino e batteria tellurica e potente. Grande uso delle dinamiche e soprattutto dei cori melodici a ribattere all’arcigno cantato che però nel chorus acquista vigore melodico metal, i solos sono favolosi, davvero ben eseguiti. “Ministry of God” è un up tempo possente, pesante e che lascia il segno al punto giusto; riffing ad incastro e chitarre graffianti e ottimi cambi di tempo. Band compatta, grande uso della materia sonora; personalità e impatto in questo brano e il chitarrista e cantante Guillermo Izquierdo è potente e versatile. “The die is cast” è distruttive e ho idea che scatenerà il caos nello stage; bordata sonora veloce, vicina alle cose migliori degli Exodus. Il riffing è serratissimo in simbiosi con la sezione ritmica compatta, dinamica e eccellente; grande apertura melodica nel ritornello che più metal non si può, “Martyrs of Chicago” inizia con un’armonizzazione di chitarra epicheggiante, poi ci sbatte addosso un brano percussivo, velenoso e devastante. Velocità, anche qui il riffing in questi up tempo è serratissimo ed è grande l’uso sapiente dei cori in contrapposizione al cantato velenoso, le chitarre sanno fare bene il compito intessendo trame e melodie ampie nei solos. Grande ritorno; ottimo album di può thrash metal che non fa il verso, ma segue il solco con melodia e personalità, da avere. 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli