AEONIAN SORROW - Into the Eternity a Moment We Are

Autoprodotto
Gogo Melone ci tiene moltissimo ad affermare che Aeonian Sorrow non sono una band capitanata al femminile, non sono una "female fronted band". Aeonian Sorrow sono una creatura. Gogo Melone ci tiene a dire che Into the Eternity a Moment We Are, full-length di debutto (totalmente autoprodotto) di questa band localizzabile fra Grecia, Finlandia e Colombia, non è un altro disco doom metal ma una testimonianza a sé stante della sofferenza umana da mancanza, la mancanza di chi o cosa è andato via per morte, scomparsa, distruzione o semplice allontamento... Gogo, giovane donna greca piccola, bella e tosta ma molto dolce (ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente a Roma, quando era ospite dei Clouds di Daniel Neagoe -sul palco del Monk per A Night of Doom and Death in Rome- per cui presta la voce nel bellissimo In This Empty Room dall'album Destin), ha dato alla luce Aeonian Sorrow nel settembre 2015 e nel tempo forze interessanti si sono unite al progetto fino a delineare la formazione attuale, impressionante per valore e background dei singoli, e iniziare così il lavoro di costruzione del primo album finalmente oggetto di qeusta recensione. Gogo è autrice della musica, dei bellissimi e lunghi testi, della splendida copertina in cui la mestizia e la disperazione trovano rappresentazione nelle due figure avvolte in drappi e a testa china fra terra e cielo (al quale Gogo afferma di guardare attraverso lo spiritualismo quando in cerca di conforto dai brutti giorni) a significare "l'opposto del senso di speranza". Gogo è anche una apprezzatissima illustratrice del mondo musicale doom mood. E' bello poter testimoniare, da donna, il valore di un'altra donna che riesce a farsi largo con grazia e fermezza e innegabili competenza e talento in un ambito abitualmente orientato al maschile, riscuotendo dai colleghi uomini il massimo plauso e assoluta stima. Gogo ha voce bellissima, vellutata e cristallina ma potente e i suoi vocalizzi sono melodie. Si fa accompagnare nell'album dai ruggiti di Alejandro Lotero e il combo regala assoluta bellezza, nessuno dei due sottrae ruolo all'altro ed entrambe le modalità, il pulito soave di Gogo ed il graffiante e cavernoso ma preciso ringhio di Alejandro, si srotolano su un impianto musicale che sì, rispetta i canoni del passo lento e mesto tipici del genere ma offre qualcosa di inedito, una dolcezza ed una armoniosità, una varietà delle melodie sofisticate ed eleganti che lascia all'ascolto un immenso senso di godimento pur presi dalla malinconia che mai diventa scoramento, tanto bello è il suono del tutto. Otto brani per circa 57 minuti di durata. L'album è aperto da Your Forever Misery, unico precedentemente pubblicato come singolo dalla band, perfetto per dare la misura di ciò che Into the Eternity a Moment We Are regalerà nonostante proponga maggiore brillantezza ritmica di quanta se ne troverà nel resto del lavoro, ove essa lascerà spazio a sonorità più pesanti e lente nelle quali è però sempre straordinariamente vivo l'aspetto melodico da cui mai l'intero disco prescinde. Gogo è presente con la voce fra tutti i brani e mai sopraffa, mai canta una nota di troppo, l'impressione che si ricava da questa creazione è di assoluto, perfetto equilibrio fra tutte le parti: ovunque, le note vocali si librano su solide fondamenta di batteria (Saku Moilanen), chitarra (Taneli Jämsä) e basso (Pyry Hanski). Pregevole e discreto il lavoro alle tastiere di Gogo. Nel brano Under the Light la chitarra è arrangiata e imbracciata da Jarno Salomaa (Shape of Despair). Gogo rende onore ad un'altra grande donna del canto gotico, la troppo presto scomparsa Aleah Starbridge di Trees of Eternity nella stupenda, incantevole traccia 4 "Memory of Love", avviata al pianoforte e raccontata con estrema dolcezza. Ascoltandola si ha l'impressione di planare su acque notturne scure e sfiorarle, rassicuranti e quiete... qui il ritmo dell'album rallenta per indulgere alla delicatezza prima che intervenga nella seconda parte Alejandro a celebrare lacerante e raffinato. Il pezzo che più impressiona in questo album è forse la drammatica Thanatos Kyrie: aperta e scandita dal solo colpire della batteria profondo e cadenzato, ci obbliga ad amare Alejandro per la sua capacità di rendere elegante un lungo e luttuoso mugghio, al quale a tratti fa ancora da contraltare il pulito di Gogo. Stesso mood nel pezzo di chiusura "Ave End", dove Gogo sfodera le armi e mette al lavoro il diaframma fino a quel momento solo accarezzato -tanto efficace è- e addensa la voce che impressiona per potenza. Non è possibile non portare a casa questo album come uno dei gioielli di maggior valore fra tanti che tentano di esserlo, registrato, mixato e prodotto con perizia in una straordinaria collaborazione fra i membri della band stessa. Preziosissimo il packaging in digipack a sei facce e poster pieghevole con i testi e disegni di Gogo. Un'opera cha lascia attoniti per pienezza e fascino. 

Voto: 9/10

Simona Rongione