WE HAVE THE MOON - Till The Morning Comes

Rockshots
Una delle cose più belle che si può avere dallo scrivere recensioni è sicuramente il fatto che si ha la possibilità di ascoltare una miriade di band, spesso completamente diverse tra loro. In questo modo riusciamo ad avere una visione della musica a 360°, senza essere proiettati verso due o tre generi metal solamente. E’ anche vero che alcuni di noi addetti ai lavori sono portati verso un genere specifico, ma a volte fa anche bene uscire dai soliti schemi e buttarsi all’ascolto di band particolari, gruppi che magari ai primi istanti ti spiazzano completamente con la loro musica, quindi che ti portano quella curiosità tale da farti immergere nella dimensione che è stata creata. Uno dei casi più clamorosi di quello appena citato sopra è sicuramente l’ascolto di una particolarissima band italiana, bolognese per l’esattezza e che risponde al nome di: We Have The Moon.

Abbiano scritto particolare perché nel loro nuovo Till The Morning Comes, si rimane parecchio spiazzati fin dalle prime note, poichè presentano una miscela tra metalcore (di cui il nostro redattore non è sempre molto entusiasta) e musica elettronica dance che andava tanto di moda negli anni 2000. Ad un primo e superficiale ascolto, si stava per spegnere direttamente il Pc, ma qualcosa ha attirato l’attenzione man mano che scorrevano i minuti. A partire dall’iniziale Y.D.S.U.Y.S. in cui si temeva già il peggio, continuando con la prima e vera canzone Till The Morning Comes, i cui spunta un tappeto duro e robusto di metalcore con tanto di chitarre compresse accompagnate da parti elettroniche che poi risulteranno quelle che fanno salire la curiosità di continuare a conoscere questa, per chi scrive, assoluta novità, non conoscendo minimamente, fino ad ora, l’esistenza di questa band. L’ascolto a un certo punto diventa molto fluido, piacevole come non mai e con quella frizzante adrenalina nello scoprire che c’è ancora chi riesce a creare qualcosa di personale e fresco, riuscendo in questa freschezza a far convivere svariati generi come la dance e il metal in modo davvero eccezionale, riuscendo tra l’altro a farsi piacere parecchio. Le varie Killer Party, Unreasonable oppure Lovely Lights mettono in mostra dei ragazzi in grado di emergere tra l’affollatissima e inflazionata massa di uscite discografiche, andando a confezionare un disco bello e particolare, degno di nota, forse non digeribile da tutti ma assolutamente valido.

Voto: 7/10

Sandro Lo Castro