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Massacre
Se notate bene la copertina di questo disco, il tipo di logo e soprattutto il nome che la band si è scelto, difficilmente si salterebbe di palo in frasca. Perché il gruppo propone del buon death/black metal, che ha qualche punto in comune con gli epigoni conterranei Belphegor del buon Helmuth. Il disco si dipana in nove brani, dei quali l’ultima strumentale con una propensione all’assalto controllato ma letale. “Deux impostor” incomincia con rumorismi per poi affilare il tutto con riffing marcissimo e dissonante, blast beats e growling vocals; il brano è percussivo; il singer si divide in toni screaming e growling ben fatti; ci sono anche dei passaggi melodici e la batteria ha cambi di tempo che passano dalle sfuriate in blast beats tipiche del genere ad una marcia più lenta ma letale in associazione alla violenza del brano. “Versinia pestis” ripete con una cannonata in blast beats lo stilema, qui c’è tanto efferato, nerisssimo e marcissimo death metal virato nella nera fiamma.

Riffing neri, dissonanti, doppio cantato growl/scream, marcia pesantissima e veloce; c’è un ‘intermezzo percussivo con armonizzazioni di taglio classico in sottofondo, ma la materia rimane estrema, perché in genere ha i suoi canoni delineati e le melodie sono servite sinistre prima dell’affondo finale. “Stillstand” è un brano che entra in testa, grazie ad un attacco feroce in blast beats, riffing marcissimi, ma soprattutto l’uso sapiente di melodie heavy, perché il brano non ha solo la ferocia e la violenza del genere proposto. Il ritornello vi catturerà al volo, perché usando melodie dissonanti, e un coro, pesante ma “catchy” allo stesso tempo fa presa, senza per questo togliere ferocia al brano. “Adoration of blight” inizia lenta, pesante, cadenzata, quasi doom; il tessuto death metal corrotto con sfuriate e accelerazioni di taglio black metal è distruttivo; il cantato è feroce e la sezione ritmica non lascia prigionieri. La conclusiva “Abgesang” sembra la quiete dopo la tempesta, un brano strumentale, melodico che introdotto da un tappeto acustico si riempie di elettricità e melodia, un brano che ha qualcosa di “svedese” nel suono e nel tono cadenzato e nell’uso delle melodie di chitarra, una bella chiusa. Un disco che farà la felicità di molti, perché i nostri sanno colpire duro con perizia feroce ma dosando anche le melodie e il respiro ampio per rendere la formula nerissima e godibile, bravi. 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli