THE DEAD DAISIES - Burn It Down

Spitfire
Doug Aldrich (Whitesnake, Dio) alla chitarra, John Corabi (Mötley Crüe, The Scream) alla voce, Marco Mendoza (Whitesnake, Thin Lizzy) al basso, Deen Castronovo (Bad English, Journey) alla batteria, David Lowy (Red Phoenix, Mink) all'altra chitarra. Ora sapete di chi stiamo per parlare. Tutti questi grandi nomi della scena Hard & Heavy anglo-americana sono uniti da circa 5 anni in una band senz'altro definibile come una primizia assoluta. Il progetto musicale dei The Dead Daisies, la cui discografia conta già ben 3 albums ed un live. Ecco quindi il quarto studio-album, "Burn It Down", pronto per la release ufficiale, la quale avverrà il 6 aprile per la Spitfire Music / SPV. Abbiamo l'opportunità di ascoltare l'album in anteprima, e che album! In questi 10 brani è presente tutta l'energia e la genuinità del miglior Hard Rock d'annata. Riff tortuosi e blueseggianti con una distorsione corposa, agili ritmiche settantiane ed una performance vocale, quella di Corabi, bluesy e potente, tutto miscelato con un'attitudine Rock & Roll ed almeno in parte con un'energia metal di derivazione '80/90.

Questi gli stilemi che i nostri usano per distillare il loro sound. E vi assicuro che il risultato è appagante come da troppo tempo non si sentiva. Non farò un track-by-track perché trovo più agevole per l'ascoltatore considerare tutto l'album nel suo insieme come una fantastica Rock & Roll Jam scatenata e uncompromising, sulla matrice di sanguigne sonorità di derivazione Led Zeppelin e AC/DC (se vogliamo trovare termini di paragone più recenti possiamo anche citare Black Crowes e London Quireboys, ma qui siamo a un livello ancora più alto). Questi sono dischi che ti riconciliano con il mondo. E ti fanno tornare a quando l'Hard Rock era al suo massimo splendore (i seventies!), ma con la produzione, l'energia e la personalità di una band di oggi. Anche l'unica ballad presente, "Set Me Free", con i tipici timbri di chitarra Hendrixiani e un refrain che sa di "With A Little Help From My Friends" cantata da Joe Cocker a Woodstock (Corabi è davvero bravo, non c'é che dire), non lascia adito a dubbi. I The Dead Daisies hanno il cuore nei '70, vogliono rivitalizzare certi stilemi alla luce di oggi, e vogliono farlo alla loro maniera, pardòn, nella maniera che loro stessi considerano la migliore possibile. Quella emotiva e viscerale che i maestri del genere Hard Rock hanno stabilito e ben collaudato. Benvenuta quindi a questa primizia discografica che ha il potere di rendere "settantiano" il 2018. Compratelo, e scoprirete cosa significa fare Hard Rock "de core". 

Voto: 8/10 

Alessio Secondini Morelli