Nuclear Blast |
Al Jourgensen è tornato a devastarci i padiglioni auricolari con dosi di corrosivo industrial.
Cosa volere di più da un personaggio che ha saputo reinventarsi più volte? facendo grandi dischi, e cadute mostruose ma sempre coerenti al suo essere.
Anche stavolta il nostro dopo un periodo non certamente proficuo a livello artistico dato che l’ultimo disco era datato 2013, poi una serie di uscite tra compilation, live albums vari torna a picchiare con la consueta ironia caustica.
L’opener “I know words” è un brano pregno di elettronica, campionamenti vari come da tradizione, un violino trattato, e la voce del nostro, un brano che è un attacco drammatico con lo stile di questo folle geniaccio.
“Twilight zone” è un mid tempo quadrato, batteria possente, violini, e campionamenti; un attacco a testa bassa come da tradizione con riffing e trattamenti vocali ed elettronica; il nostro urla tutto il suo disappunto, spunta persino un’armonica blues nel pastiche sonoro a dividersi la scena coi riffoni di chitarra.
“Victims of a clown” è introdotto da campionamenti vocali, tastiere e organetto per poi deviare in un mid tempo industrial dove riffing, elettronica, samples e il basso pulsano potenti, il nostro sembra decantare liriche pregne di acido e battagliere come da tradizione.
Molto bella e potente l’accelerazione finale quasi thrash metal, con chitarre graffianti e il nostro che urla filtrato un growl.
“We’re tired of it” è una bordata, distruttiva, pesantissima, veloce; up tempo diretto, quasi thrash metal, riffing d’acciaio, scariche electro, samples e il nostro che usa un registro più cavernoso e iroso; brano breve ma pesantissimo.
“Game over” è un mid tempo corredato da campionamenti, un attacco non solo verbale ma anche musicale con riffoni densi e il nostro che urla ira e furia; come da tradizione ci sono sapienti dosi di elettronica ma mai a prevaricare l’insieme, tutto è calcolato perché venga provocatoriamente servito a puntino.
Un disco che conferma che il nostro è tornato, vispo e più battagliero che mai; un buon ritorno a confermare l’estro o la follia di un vero artista.
Voto: 7.5/10
Matteo ”Thrasher80”Mapelli