TREVOR AND THE WOLVES, Trevor: "I fans dei Sadist possono stare tranquilli, stiamo lavorando sul nuovo album"

Innanzi tutto tranquillizziamo i fans dei Sadist, Come sta la band e cosa è previsto per il futuro?

TREVOR: I fans dei Sadist possono stare tranquilli, stiamo lavorando sul nuovo album, è ancora prematuro parlare di data di uscita tuttavia credo che sarà fuori il prossimo autunno. Vogliamo fare un buon disco e questo richiede tempo, idee, non c’è fretta, quel che conta è realizzare un disco all’altezza, senza affanni o stress da parte di label. Sadist non è mai stata una band da un disco all’anno e non lo saremo mai, specie oggi.

Passiamo al disco in questione, Come nasce questo progetto?

TREVOR: “Trevor and the Wolves” è il mio progetto solista, certo per realizzare “Road to Nowhere” ho avuto necessità di tirare dentro altri musicisti, persone a me molto care che prima di essere professionisti seri e preparati sono grandi amici, questo era lo spirito di cui necessitavo. Si tratta di ragazzi che non si risparmiano, preparati tecnicamente e con la mentalità giusta per fare hard’n’heavy. Francesco Martini è un giovane chitarrista, l’anagrafe è dalla sua, sono certo che avrà di fronte una grande carriera, stesse parole valgono per Emanuele Peccorini, batterista dotato di ottimo groove, la prima volta che ho visto Ema in sede live ho detto sarà lui il mio batterista, per Alberto Laiolo e Antonio Aluigi (chitarra e basso) il discorso è diverso sono amici con cui condivido buona parte del mio tempo libero, era da tempo che coltivavo l’idea di mettere in piedi un progetto con loro. Eccomi qui con grande voglia e umiltà la stessa di sempre come se il tempo non fosse passato. 


Gli strumentisti che ti seguono hanno collaborato con la composizione dei brani o sono esecutori solamente?

TREVOR: Ognuno ha contribuito al disco, nonostante si tratti di un progetto solista quello che ne è scaturito è frutto di un lavoro d’insieme. Francesco ha scritto tutti i riffs di chitarra, di lì in poi libero sfogo alle idee di ogni musicista. Il sound venuto fuori è da definirsi hard’n’heavy a tutti gli effetti, genuino, sincero, potente e rudimentale, quest’ultimo aggettivo non vorrei fosse interpretato male, tale etichetta è sinonimo di forte legame con le mie tradizioni e di un amore folle per la natura selvaggia.

Quali sono state le influenze musicali che hanno portato a questa produzione?

TREVOR: E’ inutile nascondersi dietro all’evidenza alcuni riffs possono strizzare l’occhio ai grandi AC/DC band a cui tutti noi siamo molto legati, inutile dire l’importanza che gli angloaustraliani hanno avuto su chi suona hard’n’heavy si tratta di un mostro sacro un colosso del rock. Tuttavia non ci siamo posti troppo il problema le mie e nostre intenzioni erano quelle di realizzare un buon disco, divertente. Trevor and the Wolves è un progetto a metà tra hard rock ed heavy metal, ci sono tutti gli elementi giusti per definire tale la nostra musica. E’ naturale fare qualche accostamento ma in tutta onestà credo si tratti di qualcosa che abbia buona identità anche perché se da una parte il sound volge all’hard rock dall’altra la mia voce è certamente più ruvida e lontana dai consueti canoni che avvolgono il genere. 


Di cosa parlano i testi?

TREVOR: “Road to Nowhere” come da titolo è un viaggio verso il nulla. Con l’immaginazione sono andato lontano, ho visitato luoghi tremendamente belli, utilizzando gli usi e i costumi di quelle terre. Ma non solo, altri testi narrano leggende horror, fiabe dal risvolto mozzafiato. Su tutti però c’è un testo a cui sono legato maggiormente, quello che riassume tutto il concetto di questo viaggio, da sempre sostengo che non c’è partenza più bella del ritorno, “Unforgivable Mistake” brano che chiude il disco riassume quanto detto, visto che si tratta di una canzone dedicata all’amore verso il mio paese. Ho girato il mondo ma tornare a casa è la cosa più bella.

Parlaci degli special guest che appaiono nell’album, come nasce la collaborazione e la loro parte nel disco

TREVOR: Riguardo ai guests, ho avuto la fortuna di avere con me grandi musicisti che hanno arricchito il disco con la loro indiscutibile arte. Christian Meyer, drummer di Elio e le Storie Tese non lo scopriamo di certo oggi, rappresenta uno dei migliori batteristi in circolazione, ci conosciamo da diverso tempo siamo buoni amici, giudicare Christian per la sua tecnica è superfluo, quello che posso confermare è che i grandi musicisti si distinguono soprattutto per la grande umiltà e disponibilità. Le stesse parole valgono per Stefano Cabrera dei Gnu Quartet, si tratta di uno dei migliori compositori contemporanei, un vero talento, ha stravolto positivamente il brano che ha firmato. Che dire di Paolo Bonfanti se il blues vive ancora oggi nel nostro paese lo si deve a persone come Paolo, eclettico chitarrista che fa del suo entusiasmo il marchio di fabbrica. V’invito poi ad ascoltare quello che ha fatto Grazia Quaranta, sempre per rimanere in tema di blues voci come quella di Grazia non si trovano tutti i giorni, anzi sono certo che cantanti di tale levatura ce ne siano poche in giro. Avevo poi bisogno di qualche strumento tipico per il brano “Red Beer” incentrato su una rissa all’interno di un pub sito nel porto di Glasgow, volevo una cornamusa e una ghironda, Daniele Barbarossa dei Winterage e Francesco Chinchella si sono messi a disposizione, facendo un grande lavoro. Credetemi ognuno degli ospiti mi ha impressionato, sono tutti musicisti incredibili, è stato bellissimo lavorare fianco a loro, professionali, geniali, semplicemente unici. 


Sei amante dei boschi, della natura incontaminata… com’e’ venuta l’idea della copertina e titolo del disco, quale e’ il significato che c’e’ dietro?

TREVOR: La cover rappresenta Trevor in versione cartoon, devo dire che Eloisa Parodi che è l’autrice del disegno meglio non poteva fare, è stata molto fedele al Trevor realistico compresa la pancia  scherzi a parte era mia intenzione che i grafici andassero a realizzare un momento di totale relax seduto sulla mia antica sedia a dondolo fronte al camino. Eloisa Parodi e Manuel Del Bono hanno fatto un lavoro a quattro mani, sono stati molto professionali e geniali non avrei potuto chiedere di meglio, sono ragazzi giovani, preparati, è bello confrontarsi con artisti di nuova generazione. Sono orgoglioso di questo disco, si può considerare un album a km 0, visto che hanno collaborato professionisti seri e competenti che per puro caso sono anche “vicini di casa”. Le sessioni di foto sono opera di Ennio Parodi, mentre il videoclip di “Burn at Sunrise” è stato diretto da Matteo Siri, si tratta di grandi amici, entrambi hanno fatto un grandissimo lavoro. Sulla natura cosa dire, il vero Trevor è quello nei boschi della mia Rossiglione, in città mi sembra di essere una sorta di “Crocodile Dundee”. Il caos, lo smog, la frenesia non fa per me. Credo di essere un animale schivo, penso che vivere a stretto contatto con le persone sia sempre più difficile, per questo motivo sono certo che in alcuni momenti può essere interessante vivere nella misantropia assoluta.

Sei interamente soddisfatto del disco, o a posteriori ci sono delle cose che avresti fatto in altro modo?

TREVOR: Sono soddisfatto, emozionato, ho coronato un sogno, era tempo che coltivavo l’idea di un mio album solista. Non c’è nulla, sono felice e questo è ciò che conta. 


Cosa succedera’ ora in casa “Trevor and the wolves”, quali sono gli impegni e i passi per sostenere il disco?

TREVOR: Ora spetta a me promuovere il disco nel migliore dei modi, la promozione passa anche attraverso l’organizzazione dei concerti. Dopo che ho avuto garanzie da Nadir Music e Audioglobe sulla data d’uscita ho iniziato a lavorare sul live, ad oggi sono stati confermati i primi dieci concerti e altri sono in fase di definizione; saremo a: Viareggio, Milano, Firenze, Padova, Genova, Savona, Alessandria, Mantova, Pisa, Torino, anche se per ovvi motivi la data che aspetto con più emozione e trasporto è la presentazione dell’album al “Cinema Comunale” nella mia Rossiglione.

Quale e’ il tuo pezzo preferito del disco e cosa rappresenta?

TREVOR: Devo dire in tutta onestà che “Road to Nowhere” mi soddisfa nella sua totalità, proprio come per una madre è difficile avere preferenze i brani sono figli, tuoi figli. Per diversi motivi sono legato in egual maniera a tutte le canzoni. Abbiamo lavorato sodo sulla stesura dei brani, proprio per questo che posso ritenermi pienamente soddisfatto.

Vuoi aggiungere qualcosa da dire ai lettori di GiornaleMetal.it?

TREVOR: Non mi resta altro che ringraziarvi per la disponibilità e collaborazione, un abbraccio a te, alla redazione e a tutti i lettori di GiornaleMetal.it. In alto il nostro saluto!! Trevor

Flavio Facchinetti