OPHE - Litteras ad Tristia Maestrum Solitude

My Kingdom Music
I francesi Ophe, giungono all’esordio per la label italiana My kingdom music, con un lavoro estremo e superbo. Musica estrema elitaria che è black metal avanguardistico e dietro questo nome si cela una nostra vecchia conoscenza, il progetto è una one man band che risponde al nome di Bargnatt XVIII già membro degli avanguardistici e bravi Omrade. Il nostro è il compositore unico ma si fa aiutare da Val Dorr per gli interventi al sassofono, strumento calzante nell’opera del nostro. L’opener “Somnum sempiternum” inizia con una cavalcata sul quale si stagliano scream altissimi, e riffing dissonanti; la distorsione delle chitarre non è sferzante come il black metal nordico, ha un che di melodico e la batteria è messo in primo piano. Lo scream del nostro è acidissimo, alto e penetrante; ci sono anche parti di blast beats e le tastiere aggiungono atmosfera ad un primo brano che lascia basiti, confusi e pieni d’inquietudine. All’interno del brano troviamo inserti rumoristici sempre seguiti da scream rabbiosi, il sassofono che produce assoli dissonanti in questo delirio angoscioso è azzeccato “Decem vincibus” è un delirio folle, rumoristico, qui il nostro cantilena una frase sussurrata in maniera ossessiva; ma è la parte sonora a dare ancora più inquietudine al pastiche creato; il brano è pregno di rumorismi elettronici, una sorta di delirante cantilena che ti sprofonda nell’abisso della follia lentamente.

“XVIII” è introdotta da una marcia, rumori, e una specie di invocazione in sottofondo; sembra un suono interdimensionale, effettato col sax che stravolge e dipinge note dissonanti; la batteria in up tempo e il riffing unito allo scream filtrato del nostro fanno il resto; la batteria offre sfuriate alternando tempi medi e veloci, le chitarre hanno un mood malinconico nel solos. “Missive amphibologique d’une adynamie a la solitude” è un brano dinamico, fatto di dissonanze, squarci di tastiere minimali, scream rabbiosi deliranti, batteria dinamica, riffing maligni e distorti, cambi di tempo repentini e il sax che s’inframezza furioso, in questo brano delirante e ricco di straniamento. C’è un che di zorniano nel brano, uno sperimentalismo che unisce jazz a black avanguardistico, una colonna sonora di fantascienza, grande brano. “Cadent” è il contraltare del precedente brano, qui abbiamo un brano dolente, acustico, quasi prog per la sua trama di chitarre di taglio acustico, mentre riff di chitarra trattati sono in sottofondo ma danno i peso melodico del brano; il nostro usa un registro pulito al posto dello scream; una conclusione eccellente per un disco eccellente. Un’opera prima elitaria, fatta apposta per chi ha un orecchio allentato a suoni avanguardistici, sperimentali; l’ultima frontiera del metal estremo ha trovato un nuovo cantore: Ophe. 

Voto: 9/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli