CONVERGE - The Dusk in Us

Epitaph
Quando ho letto il nome del gruppo e l’etichetta per il quale usciva ho gioito per due motivi. Il primo il ritorno di due leggende per due diversi motivi; in primis l’etichetta, la mitica Epitaph records; fucina di gruppi punk/hc. Perché l’ettichetta di Brett Gurewitz ha dato il la a una vera invasione di formazioni che hanno fatto la storia del genere nei nineties, basta solo dire tre nomi: Offspring, Rancid e le L7. I secondi sono i grandi Converge, che con il nerissimo e violento capolavoro “Jane Doe” definirono le coordinate del cosiddetto metalcore; ovvero un ibrido mostruoso e rabbioso di istanze hardcore fornite di aggressività metal senza pietà. Ora queste due entità seminali nelle loro realtà si uniscono per colpire ancora più duramente con questo nuovo disco. L’opener “A single tear” è veloce, violenta, con melodia heavy, urla scream, e batteria potente; si sente molto bene il basso pulsante come un metronomo e la batteria che cambia marcia in rallentamento, ma non smette la pesantezza di fondo con riffing che sembrano schegge d’acciaio fuso.

“Eye of the quarrel” è puro hc metallizato, batteria percussiva, voce urlata, riffing che più distruttivi non sono e il titolo del brano sembra pagare pegno al grande esordio dei colossi hc Cro-mags. “Arkhipov calm” è tecnica servita all’hc, controtempi, riff spezzati, urla belluine; qui l’hc è istanza per urlare tutta la frustrazione e rabbia. “The dusk in us” è un brano stupendo, scuro, dark, pessimistico, un brano amaro, che già fa capire il clima malinconico con un riff disperato; un arpeggio di basso, e vocals melodiche nel ritornello in questo mid tempo; un brano che nella coda conclusiva esplode in pesantezza e rabbia, quasi doom, con riffoni scurissimi e scream disperati. “Trigger” è guidata da un basso potentissimo e perentorio, la batteria è una marcia verso la perdizione; riffing nervosi e voce urlata e filtrata grida rabbia e dolore; un brano devastante, con doppia cassa e scream a dare ancora più violenza e impatto al pezzo. “Cannibals” è un proiettile di poco più di un minuto, qui si sfiora il grind con blast beats, riffing e scream; brano iperveloce che ti stampa al muro; riffs derivati dagli Slayer più violenti sono presenti in questa scheggia sonora. “Thousand miles between us” ha un riff heavy che è doppiato da un cantato melodico e pregno di malinconia; il brano prende una piega lenta, drammatica e pesante; qui il dolore, la sofferenza in musica è palpabile. Un disco eccelso, che segna e fa capire che i nostri hanno marchiato a fuoco vivo l’anno nuovo; il trono del metalcore è ancora loro, grandi Converge. 

Voto: 9/10 

Matteo ”Thrasher80”Mapelli