VIRGIL & STEVE HOWE - Nexus

InsideOut
Il compianto polistrumentista Virgil Howe, famoso per essere il batterista dei Little Barrie nonché figlio d'arte del grande Steve (la leggendaria chitarra degli Yes, per chi fa finta di non saperlo), prima di scomparire improvvisamente a settembre stava approntando il suo album strumentale, dove avrebbe suonato tutti gli strumenti, tranne la chitarra, affidata a papà Steve. Ed ecco che l'album, in lavorazione dal 2016 e praticamente già interamente inciso prima della scomparsa di Virgil, viene debitamente pubblicato, come lavoro a due, a nome Virgil & Steve Howe. Voglio premettere che non credo che una recensione debba esser influenzata dalla scomparsa dell'artista in questione. Per quanto mi dispiaccia, giudicherò quello che si giudica in una recensione. La Musica. Che è sempre ciò che conta di più. E solo Musica con la M maiuscola è materia abbondantemente presente su questo "Nexus", un capolavoro di composizione quanto di esecuzione e produzione. La sensibilità del Progressive Rock di prima levatura è senz'altro la prima grande influenza riscontrata, dato che con un papà così il Prog è di casa per Virgil. Ma non si faccia l'errore di considerare un lavoro del genere come una mera derivazione dello Yes-sound. Quello che traspare nelle composizioni è un immenso e sconfinato amore per la Musica, senza alcun confine.

Lo stilema che rappresenta il "cuore" del lavoro in questione è l'influenza classica sposata con l'elettronica. La quale però non è mai eccessiva, ma solo arrangiata con equilibrio sulle influenze classiche, ad esempio le melodie di piano, tradizionali ma di grande classe... e sulla chitarra solista di uno Steve Howe in particolare stato di grazia. Andiamo ad esaminare più addentro il disco e ci ritroviamo in un ventaglio di possibilità stilistiche vasto ed appagante. Da tracce come la iniziale title-track guidate da un pianoforte fluente e straordinariamente incisivo, alle morbide atmosfere floydiane di "Leaving Aurora" e "Nick's Star" (il piano su quest'ultima sprigiona note calde e di spessore che rendono il tutto quasi commovente). Brani più arditi come "Passing Titan" sono profondamente atmosferici, ricchi di delicata elettronica, associata alla chitarra di Steve, il cui tocco da maestro non è umanamente possibile mettere in discussione, e che presenta suoni nuovi, piacevoli, sperimentali, altamente accattivanti in questo contesto. Quando il grande Steve associa il bottleneck all'e-bow su tracce come la già citata "Nexus" è ancora oggi un gigante di espressività e originalità sonora. Tutto ciò fa capire come la sincera, appassionata e sconfinata adorazione per la Musica senza confini porti a risultati di alta caratura artistica. Ed è in effetti ciò che Virgil mostra appieno nella sua arte. Ragion per cui, considero "Nexus" un album che debba obbligatoriamente esser posseduto e reso "oggetto di culto" da tutti coloro che amano la vera Musica, e che assocerei, almeno come comunione di intenti, al superlativo "Movimenti" del maestro italiano Vittorio Nocenzi (Banco Del Mutuo Soccorso). 

Voto: 10/10 

Alessio Secondini Morelli