LADY BEAST - Vicious Breed

Cruz Del Sur
Mamma mia che botta ragazzi! Si perché questo disco, è una botta di vita potente e impetuosa. I Lady beast capitanati dalla bellissima e grintosa Deborah Levine, tornano con un disco fumante, puro heavy metal fuso, chi ascolta questo disco non può innamorarsi della grinta dei nostri, si viene proiettati direttamente in piena N.w.o.b.h.m, ma non è assolutamente un disco per nostalgici. L’opener “See the hex” è quanto di più metal ci possa essere nella sua essenzialità, arpeggio epico con tappeto di tastiere, per poi deflagrare in un up tempo roccioso di puro heavy metal classico, di stampo maideniano, ma non scopiazzato, ma sentito, chitarre affilate unite all’Us metal più arcigno ad opera della coppia Chris Tritschler e Andy Ramage(ex Argus),ma la punta di diamante è la Levine, ugola potente, vibrante passione e aggressività, il brano è dinamico e pieno di cambi di tempo, assolo da pelle d’oca. “The way” è puro speed/heavy metal, chitarre dai riff d’acciaio quasi thrashy; la Levine che fa il bello e cattivo tempo, ugola melodica con un’interpretazione sentita e potente, anche qui la sezione ritmica si rende protagonista di cambi fluidi e compattezza d’insieme; la melodia è asservita all’heavy metal più puro.

“Lone hunter” ha un profumo priestiano; un brano quadrato, preciso, un mid tempo che è acciaio fuso ,riffing decisi e quadrati, la nostra è tagliata per fare la metal singer, prestazione maiuscola soprattutto, versatile; cambio di tempo con accelerazione e assolo gustosissimo dal sapore vecchia scuola. “Always with me” è anch’esso un mid tempo, roccioso, senza fronzoli, richiama molto certo us metal per i riffing di chiara scuola americana, e armonizzazioni delle chitarre in fase d’assolo, un brano più che discreto che sul finale accellera e aumenta il gradiente metal del brano. La strumentale “Sky graves” è una prova maestra, per far ancora di più percepire che i nostri hanno i denti affilati; la tradizione di inserire nei dischi dei brani strumentali com’era d’uso negli eighties si è persa; i nostri si rendono eredi di questa tradizione sfoderando riff epici, di alto grado heavy metal classico, armonizzazione, e pathos virile, un brano che è un mid tempo che accellera con gusto prima dei brucianti assoli. “Vicious breed” ovvero la titletrack chiude il lotto con una prestazione fiammante e infiammata, un brano speed metal, pura velocità supersonica, riff d’acciaio, e ancora la Levine sugli scudi; i nostri badano molto al sodo e chiudono alla grande un disco stupendo. Disco superbo, perché non è la classica rilettura del tempo che fu, ma una sentita celebrazione del metal più classico; i nostri sfoderano le armi pesanti e menzione d’onore va alla singer capace di bagnare il naso anche a colleghi maschietti urlanti più scafati, grande prova. 

Voto: 9/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli