KANSAS - Leftoverture Live And Beyond

InsideOut
Ultimamente la parola bellezza viene molto usata in ambiti diversi. C'e' stato anche un film intitolato La Grande Bellezza. Puo' sembrare un concetto astratto ma in realta' la bellezza esiste. I veterani americani Kansas nell'ambito della nostra musica esprimono una bellezza che toglie il fiato. La grande bellezza puo' cambiare abito, trucco e pettinatura ma rimane sempre una forza con cui le nostre emozioni devono fare i conti quando se ne ritrovano al cospetto.I Kansas sono un gruppo immenso. Da decenni rappresentano una splendida realta' in cui hard e prog, melodia e potenza, tradizione americana e classicita' europea convivono armoniosamente.Dopo quarantatre' anni dall'esordio discografico la formazione e' alquanto rimaneggiata. Gli unici membri fondatori sono il chitarrista Rich Williams e il batterista Phil Earth. Il resto e' formato da elementi piu' o meno nuovi come il cantante Ronnie Platt, il violinista David Ragsdale, il tastierista David Manion, il chitarrista Zak Rizvi e il bassista Billy Greer. I Kansas hanno ritrovato stabilita' dopo che il cantante storico Steve Walsh li ha lasciati. La voce e il carisma di Walsh potevano sembrare insostituibili ma Ronnie Platt riesce a far rivivere lo storico repertorio del gruppo riprendendone l'approccio. La strepitosa scaletta di questo doppio dal vivo del 2017 spazia fra i classici anni settanta e alcuni brani piu' recenti. Il titolo del disco e' dovuto al fatto che il quarto album Leftoverture del 1976 viene riproposto integralmente nella sequenza originale. L'apertura e' affidata a Icarus II tratto dall'ormai lontano Somewhere To Elsewhere del 2000, penultimo disco in studio dei Kansas. Si prosegue con quel gioiellino di tecnica e cuore che e' Icarus, Borne On Wings Of Steel, tratto dal terzo Masque del 1975. Segue Point Of Know Return, title track dell'album del 1977. Questo disco contende da sempre la palma di miglior lavoro della band al gia' citato Leftoverture.

Dallo stesso disco si ascota una bella versione di Paradox. A questo punto cominciano ad arrivare i brani colossali, imponenti e sinfonici che hanno fatto grandi i Kansas. Journey From Mariabronn dal primo Kansas del 1974 e Lamplight Symphony da Song For America del 1975 sono viaggi esaltanti nel tempo e nello spazio. Il tempo e' quello della nascita e della formazione della nazione americana. Lo spazio e' quello immenso delle praterie, dei canyon e dei luoghi che hanno visto i pionieri adoperarsi per creare una nazione. Si ritorna a Point Of Know Return con quella che e' una delle ballate piu' belle e romantiche della storia del rock, l'acustica Dust In The Wind, arricchita da un violino stupendo. I Kansas con il trittico Rhythm In The Spirit/The Voyage Of Eight Eighteen/Section 60 tratto dall'ultima fatica The Prelude Implicit del 2016 ci ricordano che non sono una band che vive solo di glorie passate ma che e' ancora in grado di produrre musica di pregevole fattura in linea con il classico stile che l'ha sempre caratterizzata. Siamo al culmine dello show con la riproposizione integrale del gia' citato Leftoverture. Riascoltare con il suono live della band del 2017 questo capolavoro del 1976 fa capitolare definitivamente i sensi di chi questo gruppo lo ha sempre amato e seguito. Carry On Wayward Son e' uno di quei pezzi che da soli potrebbero spiegare la magia della musica rock che puo' contenere la grinta, la grazia e la passione in una miscela che conquista il cuore. Questo brano infatti all'epoca traino' i Kansas verso il successo su larga scala che fino a quel momento non era arrivato. La scaletta dell'album continua con la perla melodica The Wall e prosegue con la ritmata What's On My Mind. Miracles Out Of Nowhere e' uno di quei brani evocativi e coinvolgenti che riesce a trasmettere magia allo stato puro. La seconda facciata del vinile del 1976 inizia con la scoppiettante Opus Insert e prosegue con la veloce Questions Of My Childood. La semiacustica Cheyenne Anthem ci conduce nell'universo dei nativi americani. Il mito dell'America selvaggia e primitiva emerge prepotente da questa magnifica traccia. La lunga Magnum Opus, forse l'apice di tutta la produzione dei Kansas, e' un altro di quei tour de force dove cambi d'atmosfera, impeto, passione e melodia ci annientano trascinandoci definitivamente nelle gia' evocate sconfinate verdi praterie. Una scaletta cosi' efficace si conclude degnamente con i dieci minuti di Portrait (He Knew) tratto da Masque del 1975. Un solido hard blues dall'impatto garantito. Con questa magnifica testimonianza dal vivo i Kansas dimostrano di essere ancora grandissimi. Lunga vita ai Kansas. 

Voto: 10/10 

Silvio Ricci