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| Stoner |
I texani Galactic Cowboys hanno alle spalle una storia lunga ben ventisei anni. Un traguardo davvero invidiabile per una band che non è mai arrivata al piano successo planetario. Questi giovanotti ormai cresciuti non hanno comunque pero un grammo del loro smalto iniziale. Pensate che questo nuovo lavoro che porta il titolo Long Way Back To The Moon, è pubblicato a distanza di ben diciassette anni dal precedente Let It Go, che sancì il loro stop come band, salvo presentarsi qua e la come reunion durante l’arco degli anni successivi a quell’album. Possiamo affermare che a torto o ragione che il loro stile non è cambiato di una virgola, heavy progressive metal contaminato da soluzioni moderne (sempre relativi a quei periodi ovviamente…) sembra ancorato anzi un po’ troppo alla scena di quasi trent’anni addietro. Per chi scrive, sinceramente sono sempre passati inosservati, senza un motivo particolare, diciamo che a parte qualche raro brano, non sono mai riusciti a far breccia nel modo più assoluto.
Tolta questa piccola pietra dalle scarpe, il nuovo disco di questi particolari americani, non è poi così male. Suoni e produzione di prim’ordine, chitarre rocciose, una sezione ritmica granitica che supporta a dovere le due asce e il cantato. Partendo dall’iniziale In The Clouds, i tempi non sono mai esasperati o veloci, spesso risultano un po’ noiosi, privi di grip, non riescono quasi mai a decollare completamente, almeno fino all’ottava canzone, Hate Me, dove finalmente viene fuori tutta la vivacità dei texani. Anche la successiva Losing Ourselves presenta una band diversa all’interno dello stesso album. Da qui in poi questo disco diventa più che accettabile, ma come si dice…meglio tardi che mai. Un peccato davvero per la prima parte del lavoro, poteva essere un ritorno col botto, dopo tanti anni di fermo discografico. I fan della band possibilmente troveranno tutto come vogliono che sia, gli altri potrebbero farne tranquillamente a meno.
Voto: 4,5/10
Sandro Lo Castro