SERENITY - Lionheart

Napalm 
Più epico dell'epico! Gli austriaci Serenity, ormai in attività da più di 16 anni, iniziano il loro quinto freschissimo album "Lionheart" con una magniloquente quanto ammaliante ouverture dal titolo "Deus Lo Vit", con solo orchestra e cori classici a cantare in latino. Basta oppure no per esser immediatamente proiettati nel pomposo mood generale dell'opera? Direi di sì, qui non si fanno equivoci. E la prima song "United", introdotta dall'organo cattedrale, ribadisce il concetto: è un'incursione nel più epico Power Metal, cromato e lucido come diamente, di maniera ma convincente, nonostante certi stilemi triti e ritriti siano ormai in pura inflazione. Però, i nostri, a fronte di una preparazione tecnica ottima e di una produzione perfetta, nonché dell'uso di cori epici reiterati nella parte centrale del brano, spiattellano in faccia all'ascoltatore la cruda quanto deliziosa realtà. Quest'album è dedicato tutto alla figura storica di Re Riccardo Cuor Di Leone, terzo Re d'Inghilterra della dinastia dei Plantagenet, e quindi la tensione drammatica e narrativa di ogni brano deve esser spremuta fino all'ultima goccia. Ancora più sugli scudi quindi è la seguente title-track, un brano più che emblematico, che ha la sua forza tanto nel ritornello epico quanto ritmicamente azzeccato oltre che nelle gradevoli e drammatiche parti di tastiera e negli interventi corali "Hoy, Hoy, Hoy". Già arrivati a questo punto chiunque sia vissuto su Marte negli ultimi 30 anni arriva a sapere di colpo cosa sia l'Epic/Power Metal, grazie al rigoroso "ripasso" dispensato dalla band. Con "Hero" i ritmi si fanno più battaglieri e serrati, e forse le vocals non sono eccessivamente convincenti, ma la tensione narrativa non viene assolutamente spezzata, e con "Rising High" si torna in territori pesantemente "corali": il ritmo è veloce ed i riffs sono come l'acciaio, echeggianti la pura NWOBHM che incontra la classica scuola del Metal Teutonico, mentre il coro-refrain è davvero vincente e convincente, da aver voglia di unirci la propria voce (basterebbe avere i testi... purtroppo la versione promo in mio possesso ne è priva). Un branetto ben riuscito, con assolo dal classico tapping primi anni '80, che assieme alla forza coinvolgente dei cori epici di cui sopra ci ricorda ancora una volta COSA sia l'Heavy Metal. Ma è solo un intermezzo, prima della sinfonicissima ballad "Heaven", cantata con tanto feeling da Georg Neuhauser in coppia con un'angelica voce femminile (che risponde al nome di Katja Moslehner, cantante dei Faun, e direi non poteva esserci ospite migliore) e arricchita da un guitar solo "de core". Il risultato è davvero "celestiale" e funzionale alla drammaticità ed alla forza narrativa dell'opera, questo importa. Ma non finisce qui. "King's Landing" è il breve intermezzo di pianoforte, forse leggermente spiazzante a questo punto dell'album, che introduce "Eternal Victory", la più "sinfonica" traccia del disco, il cui riff principale viene anticipato all'inizio da un breve intervento di accordion. Il brano in questione è una cavalcata serratissima, ma sempre doppiata da orchestrazioni e cori classici a margine, che contornano efficacemente l'atmosfera battagliera che si è voluta rievocare in quella che è forse la traccia migliore dell'intero lotto. Da degno contraltare la seguente "Stand And Fight", ancora una volta introdotta dal refrain corale di rigore, perché tutti si ricordino in ogni momento delle gesta di Re Riccardo, soprattutto grazie al bell'intermezzo orchestrale quasi barocco situato proprio nel mezzo.

"The Fortress (Of Blood And Sand)" ha addirittura dei bellissimi ed azzeccatissimi elementi di musica orientale insiti nel corpo compositivo, ed assieme appare una delle più forsennate marce verso la guerra che possiamo sognarci mai in un contesto Epic/Power Metal. Stilisticamente nulla di nuovo... ma sfido chiunque abbia avuto abbastanza tempo da arrivare fino a questo punto con l'ascolto del disco a non sentirsi coinvolgere dalla potenza sonora sprigionata dagli speakers. Forse l'orecchiabile "Empire" si perde un po' nel contesto dell'opera a causa di una certa sensazione di già sentito. Ma il prosieguo con la variegata "My Fantasy" riporta a galla l'ascoltatore. Si passa da un'intro madrigalistica voce/pianoforte a dei riffs insolitamente heavy, contrappuntati da tastiere articolate e presenti, tra il barocco e l'effetto "orchestra hit" e nonostante le parti vocali siano sempre piuttosto di maniera, ci proiettiamo verso la finale "The Last Crusade" dove, tra la solita amalgama di ritmi metallici martellanti e vocals melodiche quanto epiche, unite ad un riuscito finale sinfonico/orchestrale ancora una volta interpretato dallo splendido duetto vocale Neuhauser/Moslehner, viene degnamente raccontata la conclusione dell'epopea di Re Riccardo. Giudizio generale: ribadisco sempre il mio timore, che l'inflazione di Power Metal porti ad una pericolosa stagnazione. Però, d'altro canto, è anche vero che bisogna godersi il momento dell'uscita di un album così magniloquente. E unito a ciò il fatto che non so quanti altri concept-albums siano stati realizzati sulla figura storica di Re Riccardo, il giudizio generale sulla riuscita dell'opera, a mio parere, è positivo. Power Metallers, non fatevi mancare questa gemma di gran valore. Epic Mode: ON! 

Voto: 9/10 

Alessio Secondini Morelli