LEAVES' EYES - Signs Of The Dragonhead

AFM
Mr. Alex Krull, un grande personaggio, carismatico e apprezzato singer già dei grandi Atrocity, lo ritroviamo da sempre anche alla guida dei Leaves’ Eyes, band che si discosta molto dalla sua band madre. Krull s'immerge in meandri nordici fin dal principio, a partire dal loro debutto discografico Lovelorn, targato 2004. E’ stata per loro sempre una crescita continua, finendo svariate volte nelle charts di mezzo mondo, girando più di cinquanta paesi in cui vi hanno suonato. Si sono costruiti negli anni un muro enorme di sostenitori, divenendo un punto di riferimento per il symphonic viking metal, come amiamo definirlo noi. Dopo la dipartita nel 2016 della cantante storica Liv Kristine, i Leaves’ Eyes non si sono fatti scoraggiare e hanno inserito al suo posto Elina Siirala, che non fa rimpiangere in alcun modo la precedente singer. Con questo cambiamento tirano fuori un altro grande disco, che vede il titolo simbolico di Signs Of The Dragonhead, che fa intendere a tutti che non hanno cambiato di certo le loro tematiche nordiche e vichinghe. Con una copertina assolutamente stupenda, per opera di Stefan Heilemann, chi si appresta all’ascolto dell’album, non può che rimanere impressionato, dalla sua bellezza, ricchezza di contenuti e potenza.

Una miscela alquanto superba tra tutto ciò che di meglio ci si possa aspettare da grandi musicisti come loro. Le coordinate sono date dalla prima canzone: Signs Of The Dragonhead, potente ariosa, che mette in evidenza da subito la splendida voce di Elina, oltre alla potenza del growl ormai conosciuto di Alex. Le doti vocali della singer sono ampiamente superiori a molte blasonate cantanti famose che ci sono in giro. Si può apprezzare parecchio anche nella successiva Across The Sea, in cui riesce a essere melodica, leggera e sognante. Il taglio è di quelli operistici come possiamo intravedere su Like A Mountain, in cui ci s'innamora ulteriormente della bella voce femminile. Senza tralasciare il lavoro svolto dal resto dei musicisti che è impressionante. Produzione da paura, mette in risalto ogni singola nota suonata e cantata. Non si può neanche rimanere impassibili dinanzi la introduzione medievale di Jomsborg, che continua poi battagliera e possente. Un disco da ascoltare la maggior parte delle volte in una fredda e innevata sera, possibilmente con un buon whisky secco, davanti un riscaldante caminetto, riflettendo sul concept proposto da questa invidiabile formazione. Ottimo e grande bilanciamento tra tutte le canzoni, divise con estrema intelligenza tra parti melodiche e fantasiose con altre marcatamente metal e a tratti furiose. Consigliato a tutti quelli che amano la musica e il whisky, nordico ovviamente. 

Voto: 10/10

Sandro Lo Catro