Inside Our |
Loro comunque ci credono e continuano su questa linea anche sul secondo brano, che tra l’altro dura ben diciassette minuti. Continua marcatamente la linea immessa nel primo, mai esasperato, sempre con una certa calma esenziale e delle parti strumentali davvero eccezionali. Spesso verrebbe da fare il paragone con il prog italiano, ma lì siamo sinceramente su un altro pianeta, credendo che i Kaipa siano si bravissimi, ma sempre lontano anni luce da quelli che furono i “creatori” di un genere molto particolare e di cui noi possiamo andarne sicuramente fieri. Questo comunque è un pensiero di chi scrive. La terza canzone mostra anche il lato folk della band, Like A Serpentin, altro rispettabilissimo brano orecchiabile, lento e condito con un pizzico di malinconia. Vanno a chiudere Children Of The Soul due tracce, The Shadowy Sunlight e What’s Behind The Fields che sembrano prese direttamente da qualche album della nostra Premiata Forneria Marconi, influenzati parecchio da questi ultimi. Rimane comunque un buon lavoro, suonato divinamente e prodotto in maniera gradevole, anche se alla lunga diventa un po’ noioso. Gli amanti della band scandinava però potrebbero trovare qualcosa in più rispetto a chi scrive queste due righe.
Voto: 6,5/10
Sandro Lo Castro