IL CERCHIO D'ORO - Il Fuoco Sotto La Cenere

Black Widow
Black Widow Records ci riporta all'epoca d'oro del miglior Prog Italiano anni '70 con qualcuno che... c'è stato! Il Cerchio D'Oro, storica band di Savona nata nel 1974, e protagonista negli ultimi anni di una rinnovata attività discografica, torna quest'anno con il quinto album, "Il Fuoco Sotto La Cenere". E la tradizione del più nobile "Rock Romantico" della nostra penisola è qui ripresentata... come una bella fiaba! A testimoniare che se una band "che c'é stata" viene messa in condizioni di lavorare in tranquillità creativa e in favorevoli condizioni di recording studio, fa faville. Sempre e comunque. E non certo perché certi stilemi siano "ormai manieristici" e "accademici", ma solo perché sono "mitici", soggetti di tanto in tanto a una rivitalizzazione del sacro "Fuoco" (già entro nel tema della recensione) della creatività. Che quando è genuina produce risultati pregevoli in ogni epoca ed età. Vi è un cuore che batte in Italia, un cuore musicale che ha avuto il suo momento di splendore nei mitici anni '70 del ventesimo secolo. E che, nonostante i musicalmente beceri ed effimeri decenni successivi lo abbiano fatto consciamente quanto clamorosamente dimenticare all'italiano medio (pantofolaio fin nel cervello, amante della TV ed assoggettato quasi esclusivamente al pop estero da classifica come al peggior cantautorato sterile e manieristico), splende nel DNA di chiunque, sul suolo italico, abbia tanta sensibilità da poter apprezzare e/o riproporre certe sonorità, paradossalmente molto invidiateci all'estero (pensare che i grandi del Prog italico negli ultimi anni sono risorti l'uno dopo l'altro dietro insistenza degli estimatori esteri, concretizzando numerosi tour in paesi come gli USA, il Giappone...). Solo che l'italico medio non se ne cura nella sua "placida disperazione al modo italiano (non inglese, stavolta)". Ma... non sempre la vita comoda e sonnolenta della civiltà urbanistica rimane tale. Vi è sempre qualcosa di indomabile, che in un modo o nell'altro dovrà manifestarsi con forza, in forma di sentimenti di rabbia o fervori creativi. Ed i nostri con quest'album hanno voluto esplorare il tema dell'elemento "fuoco" proprio per questo. La title-track dell'album parla proprio della "placida disperazione cittadina" di cui sopra, raccontando, a grandi linee, la storia di un uomo comune che non può più contenere a lungo il suo fuoco interiore nella stasi della situazione esistenziale tipica dell'occidente industrializzato. E si tratta di un fuoco che richiama a condizione ideale: è necessario un cambiamento sostanziale nella propria vita. "Per Sempre Qui" narra di un ritorno a casa, al proprio paese di origine dopo aver sperimentato in lungo ed in largo il benessere cittadino, una situazione che ancora oggi potrebbe esser vissuta da chiunque e in qualunque momento (e ciò mi rivanga il concept album dei Procession degli anni '70, che trattava dell'allora attualissimo tema dei migranti e della tristezza di lasciare il paese natìo per l'opulenza del Nord: Il Cerchio D'Oro pare mettere un sigillo proprio a quell'album storico con questo brano!). Ma il fuoco si manifesta anche in maniera violenta ed aggressiva, ad esempio negli eventi storici come quello della Londra del 1666, causato dal panettiere inglese "Thomas" della canzone omonima, quando inavvertitamente lasciò acceso il suo forno di notte. Qui un fuoco spaventoso viene visto come forza distruttrice alla fine della quale, però, qualcosa risorge sempre dalle sue ceneri come l'Araba Fenice (in questo caso... la città di Londra). "I Due Poli" parla del continuo confronto tra gli opposti, che in qualunque ambiente, filosofia, forma di pensiero o realtà materiale, alimenta questa continua energia (che chiamiamo ancora fuoco), la quale rifugge la stasi e porta al cambiamento sempiterno, nonostante l'uomo tenda ad adagiarsi sull'inerzia e sul ristagno dell'elemento momentaneamente prevalente. Lo scontro con l'elemento altro è periodicamente necessario, e chi non lo capisce ne subirà in pieno le conseguenze. Un brano meravigliosamente filosofico. Ma... questo fuoco di cambiamento, di reazione al disagio esistenziale occidentale, da cosa può esser simboleggiato... se non dalla carica ribelle di una canzone Rock? Fin dagli anni '50 lo sappiamo bene.

La traccia "Il Rock E L'Inferno" è dedicata a questo "fuoco" di svago e divertimento che ormai fa parte a pieno titolo della storia della civiltà occidentale. Checché ne dicano predicatori e moralisti di ogni epoca della nostra musica preferita, per il "fuoco" liberatorio che ha insita dentro, essa non morirà mai! Lo affermano questo manipolo di "Prog-Rockettari" che ripeto "ci sono stati" (ed ancora oggi ci sono!), e sono pronti a sottolineare il concetto con una infuocata citazione finale del riff di "Space Truckin'" dei Deep Purple. Bella tra l'altro, della stessa traccia, la frase "allora davanti a quel fuoco d'un tratto compresi, che il Rock e l'inferno son come fratelli siamesi", ottima poetica: non puoi accettare il Rock senza scatenarti nelle pazze danze, e anche chi poga con il Metal ringrazi la band per quest'allegoria che ha una capacità di sintesi davvero portentosa. "Il Fuoco In Un Bicchiere" narra dell'attualissimo problema dell'alcolismo. E di quanto purtroppo sia difficile liberare il proprio corpo quando si entra nelle dipendenze pericolose. Detto fuoco è subdolo poiché una volta provato ti convince di essere l'unico svago "al logorio della vita moderna" (e rubo la frase proprio a uno spot di un noto prodotto alcolico dei loro anni '70), quando non ti accorgi che il tuo fisico e la tua mente si stanno lentamente ma inesorabilmente consumando. Nessun intento moralistico: i nostri vogliono solo descrivere la frustrazione interiore di una persona che non riesce ad affrancarsi dai fuochi alcolici che lo tengono schiavo anche solo al pensiero di un bicchiere di vino. Il disco di conclude con la cover di Ivan Graziani "Fuoco sulla Collina". La quale non è direttamente associabile agli altri sei "fuochi" descritti ma, suggerita dal loro produttore Massimo Gasperini, è resa molto bene nella versione Prog d'ordinanza. Insomma, Il Cerchio D'Oro si è accorto della stasi negativa vegetante nella nostra penisola italica, e nel tentativo di dare il suo contributo creativo a smuovere le acque (basta coi sensi figurativi sul fuoco, non ce la faccio già più!), inanella 7 brani 7 in un concept-album abbastanza ambizioso e ricercato, che con le sonorità nobilmente Prog di cui parlavo ad inizio recensione, osserva e contempla la brace oltre le ceneri di ciò che all'epoca fu immeritatamente bruciato troppo in fretta. La miglior tradizione del VERO Rock italiano. Onore a voi! P.S.: voglio anche dovutamente segnalare gli ospiti illustri presenti sull'album: Paolo Siani (Nuova Idea, Equipe 84), Giorgio Usai (Nuova Idea, New Trolls) e Pino Ballarini del Rovescio della Medaglia. Qui, non si pettinano le bambole, cari miei. 

Voto: 9/10 

Alessio Secondini Morelli