ACE FREHLEY - Anomaly

SPV
Una vera leggenda musicale, cui carriera è tempestata di premi ci presenta il suo 5°l avoro in studio da solista, parliamo di Ace Frehley storico chitarrista dei Kiss, un nome che da solo basta per evocare parte della storia rock del mondo. Dopo “Frehley Comet”, “Second Sighting” e Truoble Walkin” , solo per citarne alcuni, ora è il momento di Anomaly. In questo pregiato platter si alternano 12 perle che innalzano ai massimi livelli l’Hard Rock che amiamo di più, quello storico ma ormai raro. Quando ci troviamo dinanzi a mostri sacri come questo l’obiettività diviene alquanto difficile, ma con ogni sforzo si può ammettere che un lavoro così merita davvero ogni esaltazione ed è all’altezza di un uomo immortale. Il lavoro per completarlo è stato lungo è travagliat, oltre ad essere interrotto nel 2006 per lasciare spazio alla reunion con i Kiss. Il primo brano, il maestoso, Pure hard rock di “Foxy and free”, già dal retrogusto vintage che ci accompagnerà per tutto l’album vede voce e chitarra semplicemente, ma resta favolosa, un sound particolarissimo. Cosa dire del beat di “Outler space” almeno nella parte iniziale ma il sottofondo ci prepara a quell’esplosione accompagnata dalla batteria che rende potentissimo il pezzo, trascendentale seguito da cambi di tempi che ci tengono attaccati alla cassa.

Il terzo “Pain in the neck” è veloce viaggia sullo stesso stile, da evidenziare sicuramente il pregevole stacco acustico nel mezzo, dona pregio al tutto. Arriva la fantastica cover di una band che seppur in silenzio a fatto la storia gli “Sweet”, coinvolgente gioiosa, scelta non a caso perché facilmente adattabile alla sua voce e al suo stile travolgente. Note orientali per “Genghis Khan”, ma come non intravedere i maestri Led durante il brano, sperimenta a livello acustico, adorabile e ispirato, il èiù bello per me, da amare con l’aggiunta del coro. Di facile ascolto con ritornello immediato e diretto è “Too many faces”, da passare in radio come hit; “Change the World” ci presenta una doppia faccia, l’anima rock del sottofondo e il cantato lento e introspettivo sembra unire in modo magnifico due stili. Arriva precisa e puntuale la ballad con “A little below the Angels” che la si può ricollegare facilmente alla sua produzione precedente, da non tralasciare l’immenso assolo chitarristico di “Space bear”, questa è musica come non si vede più e credetemi ci rende felici. Energica e potente si presenta “Sister in tutta la durata, ritorna la ballad dal sapore intimista con “It’s great Life”. Chiude il tutto la strumentale “Fractured Quantum”, come in ogni suo lavoro del resto, qui si alterna la parte acustica a quella puramente elettrica, anche in chiusura convincente e ben riuscito. Nulla da dire, nulla da togliere, solo da celebrare, una carriera stellare che sembra non finire mai, una vena artistica e ispirata senza confini…un numero 1 assoluto da sempre! Great Guitar Man! 

Voto: 10/10 

Angelica Grippa