STRIKER - Striker

Record Breaking
Il gruppo canadese degli Striker approda al proprio quinto, omonimo, album per l'etichetta Record Breaking, dopo il successo ottenuto con i precedenti Stand in the Fire e City of gold. Indubbiamente questa è una band che deve a e riprende molto i suoni e le atmosfere dei primi anni dell'Heavy metal, quegli 80 indimenticabili per tutti gli appassionati del genere. Lo testimoniano appieno le 10 tracce (1 bonus cover + 9 canzoni, in realtà 8 visto che Cheating death è poco più di un cammeo di nemmeno un minuto) del loro ultimo lavoro. Il primo pezzo Former glory parla subito chiaro: velocità, riff, fischi di chitarre, assoli fulminanti. Sembra proprio un inno a quello che rappresentano, infatti il cantante Dan Cleary canta “è il ritorno alla mia gloria passata, sono di nuovo qui!”. Anche gli altri, a cominciare dai titoli, sono abbastanza esplicativi e non nascondono quello che ci troveremo ad ascoltare: Born to lose, Rock the night, Over the top sono rimandi espliciti a 30 anni addietro, che chi ha vestito il suo giubbotto chiodo a quel tempo conosce bene.

Anche se non ci si perde in fronzoli e la doppia cassa fa sempre a gara di rapidità con le rullate, è dato grande spazio alla melodia e alla cantabilità. Non c'è bisogno di aspettarsi una ballata in stile Scorpions, anche se Freedom's call inizia col piede lento per poi cambiare passo: chi cerca spazio e modo per cantare in coro gli slogan anni 80, ci può riuscire benissimo. L'ultima traccia è la cover, guarda caso di una canzone del 1991 di Ozzy Osbourne: Desire. Ci possiamo arrivare da soli che il chitarrista Chris Segger non sia Zakk Wylde, ma l'interpretazione non perde lo stesso di smalto e di potenza. Tirando le somme, siamo di fronte a un altro di quei gruppi che fanno rivivere la scena Heavy metal degli inizi. Non si inventano nulla, non contaminano, lo stile è esattamente quello dei loro maestri Judas priest, Iron maiden, Accept, Anthrax, però quello che fanno lo fanno veramente bene e con ispirazione. A mio parere immergersi in un sound già definito e canonizzato ormai molti anni or sono non è um grosso indice di vena artistica, ma d'altra parte si può rimproverare poco a questi ragazzi quando il risultato è di questo ottimo livello. Tanto è vero che in pratica il disco è auto prodotto, la casa discografica è di loro proprietà, e anche senza avvalersi della precedente Nuclear blast la produzione e il mixaggio sono stati eseguiti bene. Non grandiosi, ma molto validi e piacevoli! Da non perdere per i metallari “vecchia scuola”. 

 Voto: 7.5/10

Max Murdock